Cultura e Spettacoli

Il volo emotivo di Fedez "Un disco introspettivo per curare le mie paure"

In «Paranoia airlines» l'altro volto del rapper «Rielaboro i suoni punk di Green Day e Sum 41»

Il volo emotivo di Fedez "Un disco introspettivo per curare le mie paure"

In ogni caso è un Fedez diverso, forse più riflessivo, senza dubbio lontano da molti scintillii social. Non a caso il suo nuovo disco si intitola Paranoia Airlines ed è stato presentato in uno dei luoghi nei quali si incrociano più stati d'animo: l'aeroporto. Ieri a Linate, all'interno di una campagna di lancio che prevede venerdì 25 la diretta da Piazza Duomo con Rtl 102.5 e una capsule (ossia collezione di felpe e accessori in edizione limitata) Fedez ha parlato di un disco «che può sembrare cupo, è introspettivo, terapeutico. Non c'è un vero e proprio fil rouge perché nella mia musica c'è sempre un velo di bipolarità, però il filo conduttore è l'autoanalisi».

Così il pezzo che dà il titolo all'album spiega la forza terapeutica dell'amore. Sfregi e difetti dà invece la misura di come la maturità porti via un po' di spontaneità. E Che cazzo ridi descrive più che altro la disillusione. Nel complesso, la produzione (di Michele Canova) è la più sofisticata mai avuta da Fedez e i versi sono forse meno tranchant e più riflessivi rispetto al passato, diciamo meno spacconi. Discorso a parte per Tvtb con la Dark Polo Gang, che è un tripudio di accenni volgari e provocazioni misogine: «L'ispirazione arriva da I love it di Kanye West con Lil Pump per i PornHub Awards. Ho chiamato la Dark Polo Gang non per fargli fare i democristiani e snaturarli». Non sono gli unici ospiti, anzi ormai si dice featuring: «A parte quelle con Trippie Redd e Zara Larsson, sono nate tutte in studio. LP era a Los Angeles (bella la loro Cosa senza spine - ndr), Annalisa l'ho incontrata a X Factor e poi siamo stati quasi una notte insieme a registrare versi che poi sono finiti in Fuckthenoia. E poi in Kim & Kanye ritrovo Emis Killa, con il quale ho praticamente iniziato. Tra di noi c'è sempre stata una sana competizione».

Ma al di là dei singoli brani e del suo primo tour nei palazzetti (raddoppia la data del Forum di Assago l'8 aprile), è un Fedez forse più empatico e focalizzato di prima. L'altro giorno a Vanity Fair ha ricordato Vittorio Arrigoni, che fu ucciso a Gaza pochi mesi dopo un videomessaggio nel quale invitava Roberto Saviano a camminare con le proprie gambe a Tel Aviv: «Lui che ama ergersi a coscienza civile del nostro paese, non ha speso due parole per ricordarlo». E ieri, precisando un suo pensiero su Vittorio Feltri, ha detto: «Ha una libertà che gli invidio: non condivido certe sue posizioni ma vorrei poter dire anche io quello che voglio senza pagarne le conseguenze». E se le sue parole sono d'amore per la moglie Chiara («Mi porta positività, io vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto»), l'identikit del nuovo Fedez è quello di un artista che, tra alti e bassi, porta avanti un percorso riconoscibile.

Mica poco.

Commenti