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Allegri: «Lo stage di Conte? È tutto campato in aria...»

Nonostante l'incontro, tra la Juve e il ct è sempre gelo «Una visita di routine, senza il tempo per parlarci»

TorinoIl gelo dopo la tempesta. Perché la Juventus e Antonio Conte sono tornati amici per modo di dire. E se i tifosi (non tutti) hanno fatto in fretta a perdonare il condottiero che li ha portati a vincere tre scudetti di fila, Agnelli e Marotta non la pensano allo stesso modo. Da lì, frecciatine e prese di posizione nette circa i famosi nonché famigerati stages che il commissario tecnico vorrebbe e sui quali Marotta - ma anche Buffon - si è espresso in maniera negativa. Ieri - giorno successivo alla visita di Conte a Vinovo - sull'argomento è tornato anche Allegri, le cui parole non sono evidentemente giunte a caso e hanno certamente avuto il placet della società: «Un'apertura sul fronte degli stage? Quello è più che altro un problema della società. Come già detto, io non ne so nulla. Credo però che sia un'idea abbastanza campata per aria». Niente meno, ecco. «Si è trattato di una visita di routine - ha aggiunto -. Non ci ho visto niente di strano. Quando ero al Milan avevo ricevuto la visita di Prandelli. Qualche consiglio? Quando due allenatori si parlano è normale che ci sia uno scambio di idee, ma non c'è stato tempo nemmeno per quello: c'era l'allenamento, abbiamo avuto soltanto tre minuti per parlarci».

Gelo, appunto. E testa al Chievo, senza distrazioni. Perché stasera, complice un calendario favorevole, la Juve potrebbe ulteriormente allungare rispetto alla Roma. «Non facciamo calcoli perché, come si dice a casa mia, quando si fanno i conti poi vengono fuori i contadini». Saggezza popolare e avanti. Contro una squadra che non ha mai vinto a Torino e che nell'intero girone di andata ha segnato appena 14 gol, uno in più del bottino del solo Tevez: vale poi la pena aggiungere che la Signora ha incassato la miseria di 9 reti, il che rende la partita odierna pressoché scontata nonostante tutte le scaramanzie del caso. «Maran ha dato una buona organizzazione a una squadra che sa ripartire bene - avverte però Allegri -. La prossima partita sarà un bivio importante, ma quella dopo lo sarà ancora di più. Mancano tante vittorie per raggiungere l'obiettivo finale, non c'è più tempo per sbagliare: bastano due pareggi per farsi rubare quattro punti. Non importa se a fine maggio saremo a +3, oppure a +5 o addirittura a +8: deve interessarci soltanto essere in testa». Conte non la pensava così e, quando ha potuto, ha voluto stravincere superando addirittura quota 100: altri tempi e altra Juve. Quella odierna si affiderà ancora a Tevez - quarto giocatore di movimento più impiegato dopo Bonucci, Marchisio e Chiellini -, darà probabilmente un turno di riposo a Pirlo (reduce da influenza, meglio averlo pronto per il quarto di finale di coppa Italia di mercoledì a Parma) e forse rilancerà Llorente (un gol nelle ultime sette gare: solo quattro in campionato, come Morata) a fianco dell'Apache.

Sullo sfondo, il mercato: il recupero di Barzagli ha portato Allegri a definire "chiusa" la caccia a un difensore, Sturaro arriverà nei prossimi giorni per rimpolpare il centrocampo e in attacco dipende quasi tutto da Giovinco, invitato ad anticipare il trasloco in Canada per portare subito Zaza a Torino. Di massimi sistemi (leggi: Pogba), ci sarà tempo per parlare nonostante l'insistente presenza di Raiola a Vinovo mantenga alta l'attenzione sul Polpo: «Non so se sono stato fortunato o sfortunato a vederlo solo venerdì e non quattro volte - ha scherzato Allegri -.

Ha detto di voler diventare presidente della Fifa: credo abbia un obiettivo importante da raggiungere».

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