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Alonso: "Il mondiale? Si può"

Lo spagnolo ci crede: "È una macchina da capire, ma a Melbourne dobbiamo partire bene"

Alonso: "Il mondiale? Si può"

Da maneggiare con cura. Da trattare come cristalleria tutto ciò che si è fin qui scritto e detto e pensato. Comprese quest’ultime parole. Perché nella troppo lunga vigilia mondiale, la verità vera sullo stato di forma delle varie monoposto ai blocchi di partenza in Australia è che non si è capito un bel niente. Oddio, stamane, finalmente, comprenderemo qualcosina di più, però mica troppo. Perché nella mattina australe e notte italiana le Ferrari e le Red Bull e le McLaren e le Mercedes e avanti così fino alle non macchine Caterham e Hrt avranno, sì, finalmente calcato l’asfalto di un venerdì di libere, ma con un problemino condiviso: trattasi infatti di Albert Park, circuito mezzo cittadino in quel di Melbourne, per cui il venerdì mattina serve anche e soprattutto per ripulire il manto grigio dalle scorie del pendolarismo automobilistico. Indi per cui, meglio attendere le qualifiche di domani mattina, ore sette, per capire meglio.

Evitando dunque di mandare in frantumi la cristalleria delle previsioni, e sperando di non vedere una Caterham volare in pole, diciamo che la Ferrari non è arrivata in Australia mogia mogia perché sa di non andar bene: è arrivata mogia mogia perché non sa quanto bene può andare. Nel senso che i risultati della sei giorni di test, cronometro alla mano, hanno detto che per affidabilità e velocità non sta malaccio. Inquietano invece le gomme che si consumano, questo sì. Preoccupazione a cui fa da contraltare il pessimo ricordo degli anni passati, quando invece le gomme proprio non si consumavano, a partire fin dalle qualifiche, costringendo la Rossa a scattare nel mucchio. Non a caso, piloti e manager maranelliani, più che depressi, sono parsi low profile. Quasi fossero i primi a non riuscire a valutare pienamente il potenziale della F2012. Alonso ha detto che «l’obiettivo finale è il titolo mondiale», che «dobbiamo partire bene qui a Melbourne» e che si tratta di «una macchina dal set-up non facile, che va capita, che il progetto è molto innovativo» e che «nei collaudi non abbiamo centrato tutti i nostri obiettivi ma questo non significa che siamo più lenti degli altri e nel 2010 all’ultimo test a Barcellona eravamo quinti e poi vincemmo la gara d’apertura...». E Massa gli ha fatto eco: «Invece nel 2011 eravamo contenti dei test, ma poi in gara...».

Quindi, perché non sperare? Tanto più che la Red Bull negli ultimi test si è rotta. «Succede se si alza sempre l’asticella», ma qui dovremmo essere a posto, è il senso delle parole sul tema del campione del mondo Vettel che per l’occasione ha svelato di aver chiamato la nuova RB8 «Abbey» in onore dei Beatles e che da ragazzo teneva il poster di Schumi in camera. Schumi che a sua volta ha rivelato che aveva per idoli Senna e... Vincenzo Sospiri». Sì, proprio Vincenzo, discreto pilota anni ’90 che sfiorò la F1. Parole, quelle di Michael, che però fanno male perché ci ricordano una volta di più che non c’è traccia d’italiani in questo mondiale. Quanto alla monoposto di Schumi e Rosberg, la Mercedes sembra più o meno al livello della Ferrari e in squadra fanno festa perché l’ala posteriore furbetta ha passato gli esami Fia. Fiduciosi anche in McLaren, dove il team principal Whitmarsh dice «non siamo in vantaggio, ma anche gli altri non mi pare lo siano...». Come volevasi dimostrare: previsioni di cristallo. Da maneggiare con cura. Fino a domani mattina.

twitter @bennycasadei

 

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