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Ancelotti re di Germania e Special come Mou

Carletto raggiunge il portoghese: scudetti in quattro diversi Paesi. Senza dimenticare il Trap

Sergio Arcobelli

Il titolo, finalmente, è arrivato. Per zittire i critici e le perplessità sul suo operato. Ieri il Bayern di Carlo Ancelotti è diventato campione di Bundesliga, con tre giornate d'anticipo. È bastato il 6-0 a Wolfsburg e il mezzo passo falso del Lipsia, la rivale più credibile dei bavaresi fino a metà campionato.

Si aggiunge un altro titulo alla bacheca di (tanti) successi del tecnico reggiolo. Oltre alle tre Champions da allenatore (due col Milan e una col Real Madrid), Ancelotti vanta un palmarés invidiabile soprattutto per quanto riguarda gli scudetti. A differenza degli altri colleghi, infatti, Carlo ha vinto almeno una volta Serie A, Premier, Ligue 1 e Bundesliga. Solo due altri tecnici possono vantare un curriculum simile: Josè Mourinho, che si avvicina all'italiano grazie ai trionfi in A, Premier, Liga e Primeira, e Giovanni Trapattoni, primo in Bundes, A, Primeira e Austria.

È arrivato sì lo scudetto di Germania (il quinto di fila del Bayern, 27° in totale) ma c'è poco da festeggiare se si ritorna indietro di due mesi, quando a un certo momento della stagione si pensava che davvero questo Bayern potesse ambire al Triplete. Ci ha pensato Cristiano Ronaldo a trasformare i sogni in incubi. La sua doppietta all'Allianz Arena, nell'andata dei quarti di Champions, ha minato le certezze di questa squadra. Poi ci ha pensato la terna arbitrale, nella sfida di ritorno del Bernabeu, a rovinare il tentativo di rimonta fino a comprometterne la qualificazione.

Due mesi in cui si è passato dal clima di festa in occasione delle 1000 panchine in carriera di Ancelotti, che erano coincise con il roboante 8-0 sull'Amburgo, all'eliminazione dall'Europa e dalla Coppa di Germania. Ultima battuta d'arresto che ha aperto la peggior crisi del millennio, quella di cinque partite senza nemmeno una vittoria.

A conti fatti, dunque, la stagione del Bayern è da considerarsi fallimentare. «Dobbiamo riflettere e capire come fare meglio. Un solo titolo per noi non basta» ha ribadito Uli Hoeness, presidente dei bavaresi, che suonano come campanello d'allarme per il tecnico italiano. Parole però contrastanti rispetto a quanto dichiarato dall'ad Rummenigge («la panchina di Ancelotti non è in pericolo»). In questo contesto nebuloso, comunque, l'unico regalo che Carlo poteva donare a tifosi e società era proprio il titolo di Bundesliga. Quello che, ogni anno, non può e non deve sfuggire mai.

Criticato o meno, Ancelotti è il nuovo re di Germania.

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