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Arabia facile, ma non lo è vincere al debutto

Arabia facile, ma non lo è vincere al debutto

di Marcello Di Dio

Il piccolo stadio Kybunpark di San Gallo ha ospitato il battesimo della 35ª gestione tecnica dell'Italia. La più difficile dopo quella di Alfredo Foni, il ct che nel 1958 non riuscì a portarci al Mondiale. Roberto Mancini si è detto soddisfatto del debutto che per la verità non era proprio impossibile, considerando il tasso tecnico dell'Arabia Saudita.

«Buona la prima», si potrebbe dire. Al di là dell'avversario che aveva scacciato subito i cattivi pensieri, dal 2000 a oggi l'unico ct a vincere all'esordio era stato Antonio Conte (il 2-0 all'Olanda a Bari il 4 settembre 2014). E negli ultimi 60 anni di gare azzurre, oltre all'allenatore pugliese, solo la coppia Paolo Mazza-Giovanni Ferrari, Edmondo Fabbri, Ferruccio Valcareggi, Azeglio Vicini, Cesare Maldini e Dino Zoff avevano potuto festeggiare al debutto. Persino i campioni del Mondo Enzo Bearzot e Marcello Lippi erano partiti con il piede sbagliato: il primo, sette anni prima del trionfo del Bernabeu, esordì con un pari senza gol a Roma contro la Finlandia (era il 27 settembre 1975); il secondo visse un esordio choc in Islanda perdendo 2-0 l'amichevole postferragostana del 2004, pur avendo in squadra solo otto degli eroi della galoppata trionfale in Germania.

L'Italia non vinceva da quattro partite, non segnava più di un gol dall'incrocio col Liechtenstein di giugno 2017 (e in Svizzera sono andati in gol due centravanti di ruolo otto mesi dopo l'ultimo acuto di una punta vera come Immobile), non metteva in campo una squadra così giovane (26 anni e 8 giorni) dal 2010 - amichevole con la Romania - e nella ripresa l'età media si è abbassata ancora di più, grazie a ragazzi che hanno un roseo avvenire. Portare a casa i tre punti nonostante il calo finale, pensando al nostro misero ranking (battendo gli arabi siamo «risaliti» al 19° posto), è un primo obiettivo importante. Anche se in futuro ci toccheranno avversari più duri, dalla Francia già venerdì fino a Polonia e Portogallo in autunno nella neonata Nations League.

Mancini ha dalla sua il vantaggio di poter lavorare con relativa tranquillità: difficile pensare di non prendersi uno dei 24 posti - su 55 squadre che parteciperanno alle qualificazioni - per l'Europeo itinerante del 2020, ecco che il suo impegno proseguirà in automatico per altri due anni. Per ora può guardare al bicchiere mezzo pieno.

Ancora è presto per fare diagnosi su un malato in convalescenza, ma essere ottimisti e positivi non costa nulla.

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