Sport

Aspettando Balotelli, Mancini scopre il bello del campionato allenante

Alla squadra manca solo una punta di peso Le cifre sono ancora contro Belotti e Immobile

Aspettando Balotelli, Mancini scopre il bello del campionato allenante

Col viaggio di ieri in Armenia, riprende la marcia di Roberto Mancini per l'attraversamento del deserto calcistico azzurro, rimasto fuori dal mondiale di Russia 2018, a caccia del posto nel prossimo europeo da battezzare all'Olimpico di Roma. Riprende con qualche cerotto di troppo (addirittura 10 gli infortunati cancellati a vario titolo dalla lista, segno che la preparazione ha provocato più di un acciacco muscolare) e con l'interrogativo di sempre, almeno a giudicare dagli ultimi tempi. Mancini, e per certi versi il suo sciagurato predecessore, hanno sempre provato e riprovato a completare il loro puzzle con un attaccante che eliminasse in un colpo solo limiti e ansie senza riuscire nella ricerca. Il profilo ideale, per il nostro Ct, è quello di Mario Balotelli cui ha dedicato la sua prima convocazione pentendosene amaramente quando seppe che si era presentato a Coverciano in tripla cifra sulla bilancia e senza il minimo smalto. Adesso che il bresciano ha trovato finalmente domicilio a casa sua e che promette di riprendere a fare il calciatore, la speranza di un recupero alla causa azzurra è rifiorita. Marcello Lippi, che a distanza, ha fotografato lo stato dell'arte di questa Nazionale più giovane, ha provato dalla Cina a spedirgli un messaggio in bottiglia: «Rimanga un ragazzo eccentrico ma sappia che Roberto lo stima e che non deve disperdere l'immenso patrimonio».

Vedremo. Nel frattempo bisogna farne senza. E qui come si può leggere dai numeri che sono poi la carta d'identità infallibile degli attaccanti, il calcio italiano non gode di grandi patrimoni. Pavoletti è ai box, Insigne si è arreso al sacrificio di Torino, Kean è rimasto fuori (con Zaniolo) per scelta disciplinare apprezzata, sono rimasti sulla scena Belotti e Immobile che pure sono considerati, e non per grazia ricevuta, titolarissimi nelle rispettive formazioni. Il Gallo granata è fermo a 22 presenze in azzurro con appena 5 gol, il Ciro laziale a 36 addirittura con la miseria di 7 gol: bottino molto modesto, a dispetto invece della media realizzata in campionato. Non serviranno imprese balistiche memorabili per piegare la resistenza di Armenia oggi e poi domenica della Finlandia, servirà per il futuro, per l'europeo. Il resto dello schieramento è scolpito anche negli altri ruoli. Un esempio didascalico per tutti: con il doloroso infortunio toccato a Chiellini, il ct non si è messo il lutto avendo a disposizione Romagnoli che è in assoluto il difensore di piede sinistro più maturo. E pure a centrocampo il ballottaggio Barella-Sensi è solo manna caduta dal cielo nero-azzurro. Anzi.

Ultima annotazione: a questo ciclo di sfide azzurre può giovare l'avvento di allenatori di club capaci di esaltare e affinare al tempo stesso le qualità e le virtù dei propri calciatori.

Sensi, rivelazione assoluta di questo briciolo di stagione, è passato dalla scuola di De Zerbi all'università di Conte: i buoni maestri possono diventare gli alleati del ct che predica calcio sfrontato.

Commenti