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Aspettando un'altra scalata. Serena incorona già Jannik

Sinner a Miami si gioca la finale e il numero due del mondo «Medvedev? Cambiava tattica, io avevo sempre la chiave»

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Probabilmente il tennis ha capito il momento, perché sembra quasi simbolico che intorno a Sinner il mondo stia crollando, proprio mentre lui avvicina al traguardo. Insomma: Djokovic molla Ivanisevic, Sonego si separa dal suo storico coach Gipo Arpino, Alcaraz perde e dice di essersi sentito come «uno di 13 anni». Sono giorni difficili, e in tutto questo Jannik rifila un 6-1, 6-2 a Medvedev e alla fine ti guarda pure senza scomporsi: «Dove la metto questa partita? In nessuna classifica. Semplicemente lui ha cambiato due volte tattica, ma io avevo la soluzione per entrambe». Facile, no?

E allora: è il giorno della missione numero 2, nel senso che se stasera dovesse vincere la finale di Miami (ore 21 per noi), davanti a lui nel ranking ci sarebbe solo Re Novak. Per ora. E che il momento sia quello di un cambio generazionale se n'è accorta anche Serena Williams, che ha incontrato il nuovo fenomeno tra i campi approntati dentro lo stadio del Miami Dolphins di football americano dandogli il bacio accademico: «Mi ha detto che le sarebbe piaciuto avere un dritto come il mio - ha poi rivelato un quasi imbarazzato Sinner -. Io le ho chiesto come sta la famiglia: è la cosa più importante». Evitando la santificazione, dobbiamo farci l'abitudine.

Sono tutti insomma meravigliati di lui: tifosi, colleghi, ex campioni. Con Jim Courier che afferma «come fa a restare sempre così concentrato?», mentre lo stesso Medvedev (che a un certo punto ha urlato al suo coach «vieni tu in campo se pensi di essere più bravo») ha commentato distrutto: «Non riesco a capire come sia riuscito a migliorare così nel servizio». La risposta di Sinner, ovviamente, è elementare: «Tutto parte dall'allenamento: mi diverto e sorrido ma la maggior parte del tempo sono serio e focalizzato sul migliorarmi».

E allora ecco un'altra partita per la Storia: non sarà facile però, perché Grigor Dimitrov, a quasi 33 anni, ha ritrovato il gioco e la testa che lo portarono ad essere battezzato Baby Fed, grazie anche al suo meraviglioso rovescio a una mano. Come Federer poi non è diventato, ma da ottobre guarda caso da quando fece sudare Sinner perdendo in tre durissimi set a Pechino ha infilato una serie che parla da sola: semifinale a Shanghai, finale a Bercy, vittoria a Brisbane, finale a Marsiglia, semifinale a Rotterdam. Ora ecco la finale a Miami con rientro nella Top 10: «Sono stato fortunato nell'aver giocato nell'epoca dei Big 4, il mio viaggio sarebbe stato più triste. Ora sono di nuovo qui e ho un'amica meravigliosa come Serena che tifa per me. Sto lavorando bene e mi sto divertendo».

Speriamo non basti, ma è di sicuro un bel momento anche per lui.

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