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Atto d'amore e (forse) monito per tutti i nerazzurri

"Interista social club" di Labate. Per dire basta alla pazzia e alla sofferenza motivi d'orgoglio

Atto d'amore e (forse) monito per tutti i nerazzurri

Il tifo nel calcio supera storie d'amore o fedi religiose e questo è un memoir, del resto tutti gli scritti lo sono, perfino le storie più fantastiche fintamente fantastiche, è cognito che Carlo Collodi, giornalista e scrittore, da bambino è stato inghiottito da una balena e dentro c'ha trovato il suo babbo seduto a un tavolo con una candela che gli faceva luce. Si potrebbe iniziare a leggerlo da pagina 60 quando si capisce che l'Inter, intesa come entità che respira, è paragonata a Napoleone, ministro di strazianti vittorie ma impresso nella memoria collettiva per la sua Waterloo. Non è una malattia sconosciuta, è l'ottavo vizio capitale, proprio di ogni tifoso ma in quello interista raggiunge il suo apice, la sua visione pessimistica del futuro anche nella notte del Triplete, si sì, ma domani Come se in lui ci siano solo diverse gradazioni di sconfitta. Come se fosse perennemente sul letto di morte e al momento del saluto finale è sorpreso non dai ricordi più miracolosi ma dalla tristezza del 5 maggio. Non l'unico ma in lui questo abbandono è prioritario sul resto delle cose e siccome una bella vittoria resta tale solo se le probabilità di ripeterla sono in una percentuale maggiore, ecco che prevale in lui il valore mistico della sconfitta. Quasi amasse di più sentirsi bersagliato dal dio del calcio, ammesso che esista.

Il colpo di testa a ritroso di Gresko, piuttosto che l'imperioso stacco di Adriano nel derby. L'interista la tragedia se la sente dentro, si scorda che la sua è la prima squadra a vincere una coppa Intercontinentale, la prima a vincere di seguito due Coppe dei Campioni, l'unica ad aver fatto un Triplete, la sola a non essere mai scesa in serie B. È il podcast dell'interista, completo, a giro d'orologio, dove la sconfitta, più della vittoria, è la chiave del suo tifo.

Ma a leggerla con meno afflato e più cervello, questo è in realtà una sorta di monito, non sono i media che sparano ad alzo zero sulla beneamata, è l'interista che se le tira e anche nel sublime Amala ci infila un Pazza Inter che onestamente non trova residenza.

Perché pazza? Perché vince le partite che deve vincere, perde quelle che merita di perdere e pareggia quelle che gioca in modo mediocre? Adesso basta con questa menata, Tommaso Labate interista social club, in 150 pagine attraverso la sua fede lo racconta, una sorta di appello alla ribellione, la dirigenza dopo aver vinto il 19esimo scudetto ha promesso la seconda stella sulla maglia, perché non crederci? Ma se la maggior parte degli interisti ricorda con assoluta lucidità il 5 maggio dell'Olimpico piuttosto della data esatta della notte del Triplete una ragione ci deve essere.

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