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Australia-All Blacks, la classica che vale il Mondiale

Senza l'Europa, già fuori ai quarti, chi vince fa il tris iridato

Londra - E'il derby del Mar di Tasmania. Nuova Zelanda e Australia per la prima volta faccia a faccia in una finale di un mondiale. Appuntamanto alle 17. E dire che All Blacks e Wallabies si conoscono fin troppo bene. 154 partite nella storia con una netta supremazia kiwi. 105 i successi dei tuttineri, 7 i pareggi e 42 le vittorie degli ozzies l'ultima delle quali lo scorso agosto a Sydney nella sfida che ha incoronato i ragazzi di Michael Cheika nel Rugby Championship. Nelle sfide mondiali i Wallabies comandano grazie alle due vittorie in semifinale nel 1991 e nel 2003 ma questo pomeriggio a Twickenham si riparte da zero. Chi vince iscriverà per la terza volta il proprio nome sul placcato-oro della Coppa intitolata a William Webb Ellis. Nel mondiale che appena ai quarti di finale ha tagliato fuori l'Europa, non poteva trovarsi vetrina migliore per l'ultimo atto. Gli All Blacks sono partiti con gradualità impressionando soprattutto nella fase a eliminazione quando in scioltezza hanno demolito la Francia. Hanno buttato alle spalle la pressione e le paure del mondiale vinto in casa 4 anni fa. Da allora percorso netto o quasi con tre sconfitte a sporcare il taccuino di Steve Hansen. Hanno trovato in Julian Savea uno che somiglia al nuovo Jonah Lomu ma che è solo un dettaglio in un sistema che funziona come un orologio svizzero. L'Australia è il miglior avversario per i campioni uscenti.

Le previsioni dei bookmakers dicono All Blacks con appena 8 punti di scarto che nel rugby vuol dire una meta e qualche spicciolo. Chi ci crede è Michael Cheika, coach degli ozzies che la prima panchina che ha assaggiato è stata quella del Petrarca. E' l'uomo della «real politik» applicata all'ovale. Parla 5 lingue, ha vinto con Leinster e Stade Francais, ora ci prova con la sua Australia che pur di vincere ha richiamato dal Tolone gente come Drew Mitchell e Matt Giteau. In più ha trovato due cani da guardia come Pocock e Hooper. E poi Bernard Foley, mediano d'apertura di ghiaccio che ispirato da un monumento come Steve Larkham sta regalando qualità al gioco per linee esterne.

E' la finale migliore e più giusta con buona pace dell'Europa che dopo queste sei settimane dovrà ricredersi sul suo valore.

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