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Il boom Tesla e quei dubbi sulla filiera

di Pierluigi Bonora

Ci credono veramente o si sono fatti semplicemente trascinare dalla voglia di fare tendenza? Insomma, le oltre 325mila prenotazioni per la nuova Tesla Model 3 da 35mila dollari, secondo i dati risalenti a qualche settimana fa, sono stati dettati dalla volontà di dare un contributo reale all'ambiente oppure da quella di apparire? Il boom di ordini, comunque, c'è stato. Ed è andato oltre le previsioni del numero uno della Casa californiana, soprattutto alla luce del fatto che la vettura elettrica in questione debutterà sul mercato americano soltanto a fine 2017. La notizia, rimbalzata su tutti i media del mondo, ha vivacizzato la discussione sulla visione di una sempre maggiore diffusione delle auto elettriche. E anche i detrattatori si sono fatti avanti, tra i quali coloro che sostengono come questi veicoli possono essere più inquinanti di quelli tradizionali a benzina, evidentemente nel caso che il calcolo delle emissioni venga effettuato su tutta la filiera, compresa la produzione dell'energia elettrica. Secondo uno studio della filiale di Hong Kong della società di analisi Sanford C. Bernstein, i veicoli elettrici in circolazione nella regione amministrativa speciale della Repubblica popolare cinese potrebbero essere la causa di un incremento del 20% delle emissioni di CO2 in quel territorio, proprio perché a Hong Kong la metà dell'energia elettrica è prodotta da centrali a carbone. Neil Beveridge, analista di Bernstein, scrive nel suo rapporto che Hong Kong dovrebbe prima concentrarsi sul passaggio a fonti energetiche rinnovabili o sul gas, piuttosto che spingere con incentivi la vendita di auto elettriche. «Su una percorrenza di 150mila chilometri - riferisce lo studio - una Tesla Model S che circola a Hong Kong comporta emissioni di CO2 superiori di 4,4 tonnellate rispetto a quelle emesse direttamente da una Bmw 320i», un calcolo ottenuto valutando non solo l'impatto della produzione dell'energia elettrica, ma anche quello relativo alla fabbricazione delle batterie e, nel caso dell'auto a benzina, della raffinazione e del trasporto dei carburanti. La battaglia, come si evince, è già cominciata. E potrebbe trasformarsi presto in guerra, cosa che metterebbe in serio imbarazzo amministratori e città che hanno già deciso di puntare senza mezzi termini su questo tipo di alimentazione. Insomma, è necessario che chi promuove l'automobile elettrica sgombri il campo, dati alla mano, da dubbi e notizie negative. Occorre fare chiarezza subito su tutta la filiera produttiva.

In gioco c'è il futuro della nuova mobilità.

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