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La capitana delle Farfalle: "Mai più questo nome"

È la fine di un'era. Il suo post accompagnato dalla foto di un lepidoptero con ali danneggiate

La capitana delle Farfalle: "Mai più questo nome"

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Game over. Tutto finito. Si torna a terra. Le Farfalle della Ritmica lo chiedono a gran voce: non chiamateci più così. «L'era delle Farfalle, nata giornalisticamente ad agosto del 2004, muore, dopo 18 anni, lo scorso novembre», scrive il capitano Alessia Maurelli su Instagrama (accompagnando il post con una foto di una farfalla dalle ali danneggiate). Quel soprannome etereo è diventato un boomerang, una clavetta che non ricade giusta nella mano, un nastro che sfugge lontano. Le Farfalle si ritrovano sole e «solo» atlete, orfane non solo di epiteti ed appellativi, ma di qualcosa di più prezioso.

Il riferimento è alla allenatrice, Emanuela Maccarani, che, con un contratto ponte solo fino a fine gennaio, attende in queste ore, un verdetto federale che potrebbe essere durissimo, dopo il deferimento sportivo e le indagini della Procura di Monza per maltrattamenti. Quello che le ormai ex Farfalle hanno già perso è la serenità, carburante ben più imprescindibile di qualunque regime calorico, per volare lassù dove hanno saputo. «Per noi - prosegue Maurelli - la rottura col passato è dolorosa, irreversibile. Insostenibile il peso di un collegamento diretto, mediaticamente inevitabile, a violenze e abusi che non rispecchiano il nostro ideale di libertà. L'attuale e futura squadra nazionale non si riconoscerà mai più con il soprannome di Farfalle».

Nel 2004, con l'argento di Atene quel nickname a molti sembrò calzare a pennello per queste giovani: e furono farfalle per tutti e per sempre. O meglio fino a ieri. «Basta odio: rispettate il nostro dolore», chiude Maurelli. C'è una squadra distrutta nell'animo, proprio in mesi fondamentali per qualificarsi per Parigi 2024. Ma quel che più conta sono quelle ali spezzate. Non trapela nessuna solidarietà verso le loro ex compagne, le «accusatrici» del sistema. Maccarani ieri ha parlato con il Corriere, liberando ciò che da mesi faceva trapelare. Non intende passare per capro espiatorio, nel 2011 allontanò una assistente inadatta, ma come direttrice conosce le regole: tanto onore, tanti oneri.

Se qualcuno nello staff ha sbagliato, il direttore paga in solido, la sintesi del suo pensiero. «Le dinamiche ricalcano quelle di scandali emersi all'estero in altri settori della ginnastica», dice lei. «Ad accusarci sono 3 ragazze che scartai dalle Olimpiadi. Una tornò perfino come assistente: fino al 2016 ha pure curato il momento della pesatura». Perché parlare solo ora?

Intanto per le vie di Desio, quartier generale brianzolo della Nazionale, sono comparsi diversi striscioni a sostegno di Maccarani: «Con te fino a Parigi 2024». Bisogna ritornare a volare.

Un modo va trovato

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