Tennis

Una cartolina dal futuro del tennis

Sinner resta n. 3, Alcaraz vincitore conserva il n. 2, ma a Indian Wells due giovani fuoriclasse ci hanno portato in viaggio nel tempo con il sorriso e divertendosi

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Immagini di una sconfitta: il riscaldamento insieme prima della partita; la raccattapalle seduta sotto l'ombrello che Jannik teneva per proteggerla dalla pioggia; il sorriso di due avversari dopo una scambio sotto rete vinto non si sa come da Sinner; l'applauso sincero di Carlos quando il suo amico-rivale esce dal campo; le parole serene di chi ha perso ma sa già che ci sarà una nuova occasione. C'è questo e tanto altro da ricordare di una semifinale a Indian Wells che resterà nell'immaginario di tutti. Perché è una cartolina dal futuro del tennis. Niente numero due allora, e per ora, per Sinner: ha vinto Alcaraz, lo sappiamo, e per l'assalto verso la cima del ranking bisognerà aspettare la stagione sul rosso, visto che nel prossimo Masters 1000 di Miami c'è da scartare la finale dell'anno scorso, e i punti da guadagnare saranno dunque pochi.

Non sarebbe nemmeno un guaio se il Fenomeno Rosso non andasse in Florida, a causa di qualche strascico fisico dell'altra notte. Ma comunque con la prima sconfitta negli ultimi 4 mesi che chiude la striscia vincente a quota 19 non c'è da preoccuparsi, anzi: la nona sfida tra Alcaraz e Sinner, con lo spagnolo che ora conduce 5-4, è lo spartiacque della nuova generazione. La definitiva certezza, se ancora ce ne fosse bisogno, che il tennis è in buone mani. E che noi ci divertiremo un sacco. Si può essere dunque amici nella vita e rivali feroci in campo, e la morale del match è che questo tennis di campioni gentiluomini è davvero uno spettacolo.

Ci sono tanti modi per vincere e altrettanti per perdere, Carlos e Jannik hanno scelto entrambi di farlo nel modo migliore, mostrando rispetto per chi è battuto e senza accampare scuse per sminuire chi ha vinto. Sinner avrebbe potuto anche farlo, bloccato dai dolori prima a un ginocchio, e poi a gomito e polso per un tuffo sul cemento. Invece: «Nel primo set sono stato perfetto, poi lui continuava a sbagliare e io ho pensato solo a non farlo: una strategia errata. Il tuffo? Il ginocchio non mi permetteva di arrivare su quella palla importantissima, ho preso quella botta e nel terzo set ho avuto un po' di paura di peggiorare il danno. Detto questo, e senza dubbio, Carlos ha meritato di vincere». E di affrontare in finale Medvedev che tra l'altro, alla vigilia della semifinale, aveva detto: «Prevedo che Alcaraz e Sinner tra 10 anni avranno lo stesso numero di Slam: poi quelli alla fine della carriera lo decideranno loro».

Succederà perché, come ha detto Jannik, arriva a un certo punto un momento no da cui risalire. E succederà perché a quattro ore d'auto da Indian Wells Matteo Berrettini, dopo mesi di sofferenza, due partite vinte in rimonta e con quarti e semi superati in 8 ore, è arrivato in finale del Challenge 125 di Phoenix. Se non è una cartolina questa..

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