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Ma chi vincerà il campionato del turpiloquio?

Ma chi vincerà il campionato del turpiloquio?

C he roba è diventato il calcio? Non dico del gioco, delle tattiche e delle scelte degli allenatori. Che roba è diventato il linguaggio, cosiddetto comune? Un frasario volgare, sguaiato, razzista, non per ideologia ma per miserabile ignoranza. Il turpiloquio trionfa sempre, l'offesa e l'insulto sono segni distintivi, di riconoscimento, senza i quali passi inosservato, diventi ombra, quasi fastidiosa e inutile. Se non aggredisci il rivale con l'ingiuria che riguarda il colore della pelle, le abitudini della madre, i defunti, se non c'è un Heysel, c'è Superga, là dove la tragedia diventa territorio di scherno, se non fai questo, non sei nessuno, non fai notizia.

Non voglio fare il bacchettone moralista ma domando: perché? Perché è diventato obbligatorio scagliarsi contro chi abbia un'idea diversa dalla propria, mai accettando l'opinione contraria, invece contestandola, aspramente, con l'alterco dunque, la parolaccia, l'oltraggio? Voltaire non aveva capito nulla e si potrebbe citare Dante e Taide sozza e prostituta, Boccaccio e le poppe della Nuta, i sonetti del Belli, tanto per esibire letteratura, mettendo perle ai porci. No. Qui il turpiloquio non è rabbia ma una insegna vincente, un esperanto che unisce i violenti e ignoranti. Anche la blasfemia non è più reato, con trecentonove euro te la cavi e torni a bestemmiare.

Nel football, il derby di Torino è stato soltanto una pagina di un libro che non ha un epilogo nonostante abbia un indice: l'insolenza, la calunnia, la diffamazione, anche clandestinamente e vigliaccamente, in diretta televisiva. Mihajlovic contro Vialli, Vialli contro Mihajlovic, altre scene e sceneggiate, in campo e negli studi televisivi, Benatia insultato all'insaputa della Rai è l'ultima gag meschina. Nessun Daspo, nessuna Var può fermare questa montata maleodorante. Non esiste più la vergogna semmai la spudoratezza, l'oscenità della parola, dovunque. E' parte decisiva dello spettacolo, è comunicazione immediata, spiccia. In verità è buco nel cervello, difetto di sensibilità e di rispetto. Infine risulta una battaglia persa anche parlarne, scriverne.

Da domani si ricomincia, con un vaffa in più e un mi scusi in meno. Non c'è più nulla di sportivo, è il nostro meraviglioso pubblico. Siamo noi.

E' liquame.

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