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"È così veloce e aggressivo, avrà il 58 del mio Sic"

Il papà di Marco team principal in Moto3 ha dato l'ok al proprio pilota per usare il numero ritirato. Il giovane: "Io fan da bimbo"

"È così veloce e aggressivo, avrà il 58 del mio Sic"

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Nel nome del Sic, col numero del Sic. Domenica in Qatar inizia il motomondiale e c'è un giovane pilota che fin da bambino punta a diventare grande correndo in moto. Il suo nome è Luca Lunetta, 17enne romano, che da sempre utilizza il numero 58 in onore del suo idolo, l'indimenticabile Marco Simoncelli. Solo che a un certo punto il destino ha voluto che quel ragazzo cresciuto nel mito del Sic finisse per correre proprio nella SIC58 Squadra Corse, il team di Paolo Simoncelli, il papà di Marco. Dopo aver ottenuto il 2° posto nel campionato mondiale junior, infatti, è arrivato finalmente il momento del salto in Moto3. E il tabù è stato infranto. Vederlo in pista in questa stagione iridata, con il numero 58 che in MotoGP è stato ritirato e nelle altre classi non è mai stati riproposto proprio per onorare la memoria del Sic, sarà un momento carico di nostalgia e di antiche passioni.

«Lunetta è un pilota espansivo e da sempre corre con il numero 58 di mio figlio, quindi vederlo sulla carena nel nostro box mi fa già un certo effetto», racconta emozionato Paolo, che non ha posto alcun veto al talento romano nell'utilizzare l'iconico numero del figlio. Luca, ovviamente, non sta nella pelle: «Sono emozionato e grato di correre nella sua squadra - commenta Lunetta -. Il 58 ho chiesto esplicitamente a Paolo se potessi prenderlo, anche perché è il numero che ho utilizzato sempre. E Paolo mi ha detto: sì, sì, lo devi usare. Sei forte e sarei contento se tu lo facessi». È stata una trattativa veloce fra l'entourage Simoncelli e i manager Gs Sport del ragazzo: del resto era destino che si sarebbero uniti. È puro romanticismo motociclistico. Quando è in pista, però, Luca guarda poco al sentimentalismo. «Lui è un pilota da guerriglia, viene dal CEV e si è fatto continuamente notare nelle posizioni di testa nonostante una moto non troppo performante», lo descrive così Simoncelli. Il suo capotecnico Marco Grana, che ha già lavorato con Bastianini e Arbolino, racconta che il «ragazzo è molto molto carico, ha portato entusiasmo all'interno del box e ha tanta voglia di correre, di salire in moto, in qualsiasi condizioni. Lui è uno staccatore, frena molto forte ed è aggressivo nella guida. Proveremo in questa stagione di esordio a fare un podio e magari a vincere una gara, con l'obiettivo di provare a essere il rookie dell'anno».

Ne sta facendo di strada, Luca, il cui amore per le moto nasce casualmente a soli 5 anni e mezzo. Infatti papà Luigi lo aveva portato a un campo da golf, ma in quel momento non c'era disponibilità dei corsi per bambini di quell'età. Sulla via del rientro, i due passano davanti alla pista minimoto Torricola. «Il giorno dopo sono salito in sella e sono rimasto folgorato. Gli ho fatto spendere non so quanti soldi di noleggio...» ride di gusto Luca, che poi ricorda: «Il Sic è sempre stata una fonte di ispirazione da quando ero piccolino. Quando se n'è andato nell'ottobre 2011, io ero in braccio a papà, non si parlava d'altro al tg e io essendo piccolo non capivo cosa fosse successo. Proprio in quel periodo ho iniziato a correre in moto. E ho detto: papà, voglio il 58. Quando Babbo Natale mi regalò la minimoto, la prima cosa che ho fatto è stata proprio mettere il 58. Ho capito presto l'importanza di Marco. Da piccolino, quando avevo 9 anni, ho vinto il trofeo Marco Simoncelli». E a premiarlo fu proprio Paolo «Sì, lui sa che da sempre guido con il numero di suo figlio. Per questo mi ha tenuto d'occhio, mi ha sempre coccolato, da quando ero nella Red Bull Rookies Cup. Quando ci siamo incontrati per firmare il contratto per la Moto3, Paolo mi ha abbracciato».

Adesso, però, arriva il difficile perché le responsabilità di correre con il team SiC58 aumenteranno, anche se Luca non vuole pensarci troppo. «Sono tranquillo. Avere il 58 darà quel pizzico di pressione in più ora che sono nel Motomondiale; ma voglio concentrarmi sul lavoro da fare. So che le attenzioni su di me stanno crescendo, però mi caricano. Sento di dover portare questo numero il più in alto possibile. Sento il bisogno di farlo, ma soprattutto di divertirmi in moto».

Proprio come amava fare il Sic.

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