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Djokovic devastante spazzato via Murray

Il serbo inarrestabile vince il suo11° slam in tre set In un anno ha perso solo 5 partite, una nei Major

Djokovic devastante spazzato via Murray

La spiegazione probabilmente arriva dalla storia: nell'uno contro tutti essere un serbo aiuta. Novak Djokovic è lo splendido esempio di un popolo che si è trovato spesso dall'altra parte del mondo: a torto o ragione a seconda dei punti di vista, con l'orgoglio di Patria (insieme a Dio e famiglia) che solo da quelle parti sanno avere. Così, se il giardino di Melbourne Park per una notte diventa una piazza di Belgrado non c'è sorpresa, con centinaia di bandiere che sventolano per il campione più assoluto del tennis e lui, ovviamente, che sente di essere nella storia: «È un onore raggiungere leggende come Rod Laver e Roy Emerson, sono sensazioni infinite. Io futuro presidente della Serbia? Non scherziamo, sono solo uno sportivo».In pratica, allora, la verità sul momento del tennis mondiale è uscita dagli spogliatoi della Rod Laver Arena per bocca di Gilles Simon, l'unico che durante il torneo ha fatto un po' sudare il Fenomeno portandolo al quinto set: «Sta diventando umiliante: ormai dobbiamo solo sperare che non si iscriva». E il conto è presto fatto: con il successo contro Andy Murray (6-1, 7-5, 7-6), Novak conquista il suo undicesimo Slam (appunto come Laver e Borg) e il sesto in Australia (come Emerson e su sei finali). Negli ultimi 12 mesi esatti ha perso appena 5 partite e negli Slam è stato sconfitto solo a Parigi da Wawrinka.

E se poi ci mettete che quella di ieri è la quinta finale persa da Murray down under, la quarta contro di lui, capirete lo sconforto del resto del mondo. Djokovic in questo momento è quello descritto da Simon: umiliante. E pure nella finale di Melbourne non c'è stato un attimo in cui si potesse dubitare della sua vittoria. Anche quando, dopo il devastante primo set, Murray ha tentato di cambiare l'inesorabile.È finita insomma con Novak a baciare il campo e con Andy scosso e commosso, dopo due settimane emozionalmente difficili: con la moglie in attesa del loro primo bimbo a giorni («e avrei saltato la finale se mi avesse avvertito che stava per nascere») e il papà di lei colpito da un malore qui in Australia, con tutto quello che può succedere in momenti simili. E infatti Murray ha dedicato a Kim il messaggio di ringraziamento: «Sei stata tu la leggenda, adesso torno subito a casa». Mentre Jelena - la moglie di Novak twittava dalla Serbia il video del loro piccolo Stefan di 13 mesi che seguiva il papà alla tv: «In realtà però per ora mi chiama mamy...».Questo insomma il quadretto finale, con il devastante Djokovic che chiude il conto da campione: «Ho grande rispetto per Andy e so che un giorno ce la farà a vincere qui: è una brava persona e un grande rivale. Per ora spero che provi le emozioni irripetibili che ho provato io quando sono diventato padre. Molti dicono che posso vincere ancora tanti Slam e io non ho motivo per non essere ottimista: però non so quali sono i miei confini, in questi ultimi 15 mesi ho giocato il tennis della mia vita e posso solo provare a continuare così. La mia ricetta? Impegno, umiltà, dedizione. Avere come avversari campioni come Federer, Nadal e Murray è stata la mia fortuna, adesso mi manca da vincere il Roland Garros e io sono un lupo affamato. Solo che prima ci sono altri bei bocconi: Parigi è il dessert. Insomma, io guardo già avanti». Avanti, dove ci sono Sampras e Nadal con 14 Slam, ma soprattutto Federer con 17.

Potrebbe non mancare molto.

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