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Fabio Aru rilancia subito l'assalto al trono di Chris: "Tornerò per vincere"

È contento di aver migliorato il 13° posto del 2016, anche se un po' di rimpianto c'è

Fabio Aru rilancia subito  l'assalto al trono di Chris: "Tornerò per vincere"

Marsiglia - Il mondo scopre che esiste anche il ciclomercato, e che Fabio Aru in scadenza di contratto con la kazaka Astana è l'oggetto del desiderio di almeno due grandi team mondiali. Una americana, la Trek Segafredo che ha alle proprie dipendenze Alberto Contador, e la UAE Emirates, la formazione araba diretta e gestita da una gloria del ciclismo italiano e mondiale come Beppe Saronni. Avvantaggiatissimo nella corsa per ingaggiare il ragazzo di Villacidro è proprio Saronni, che da buon scattista quale è stato si è portato avanti e conta di poter ufficializzare l'intesa con il corridore sardo il 1° di agosto come da regolamento, per la gioia di Ernesto Colnago che darebbe le sue biciclette ad un corridore davvero «made in Italy».

Ma oggi a Parigi il team manager dell'Astana, Alexander Vinokourov, tenterà il tutto per tutto per non privarsi del campione d'Italia. «La trattativa con Aru? È ancora aperta dice secco il manager kazako, oro ai Giochi di Londra, davanti proprio a Uran, secondo in questo Tour -. Dobbiamo ancora vederci con il procuratore di Fabio (Alberto Ziliani, che opera anche nel mondo del calcio, ndr) al quale abbiamo fatto la nostra offerta. Abbiamo possibilità ma non infinite, quindi se ci chiedono per esempio cinque milioni di euro (a noi risulta che le cifre sono attorno ai 3 milioni più premi, ndr), noi non possiamo arrivarci. Ma io sono convinto di una cosa: se corrono dietro ai soldi, allora se ne vanno, ma se Aru vuol vincere ancora, allora deve restare con noi».

Dal canto suo il corridore sardo si limita a glissare con educazione la domanda sul proprio futuro: preferisce parlare del Tour prossimo agli archivi. «Considerando come sono andate le cose nell'ultima settimana, posso dirmi più che soddisfatto dice -. Quando sei davanti sogni sempre in grande: è normale che sia così. Ma il discorso deve essere più ampio: ho sempre lottato con i migliori e ho migliorato molto la prestazione dello scorso anno (13°). E quando ho avuto una giornata difficile, al massimo ho perso un minuto in salita. Troppo solo e senza squadra? Tutti hanno visto quello che ci è successo quest'anno, i miei compagni hanno dato il massimo per restare con me, li ringrazio per quello che sono riusciti a fare. Questo Tour mi ha dato conferme importanti, voglio tornare al più presto per provare a fare ancora meglio».

Infine parola a Beppe Martinelli, che di Aru è a tutti gli effetti lo scopritore, quello che l'ha fatto passare professionista e ha investito su di lui. «È stato un quinto posto molto sofferto - spiega il tecnico bresciano -, ma Fabio è stato bravo anche a resistere alla bronchite. Con tutte le salite che c'erano non credevo alla vigilia che le crono avrebbero inciso così tanto, invece hanno deciso la corsa».

PAS

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