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"In F1 mi manda Alonso, mica papà: in Spagna il mito è lui, non la Rossa"

Segue le orme di Fernando e Vettel col team ex Minardi ora Toro Rosso. E Sebastian ancora primo applaude la Ferrari: "Merito vostro non mio..."

"In F1 mi manda Alonso, mica papà: in Spagna il mito è lui, non la Rossa"

Nostro inviato a Jerez de la Frontiera

A Jerez c'è Seb Vettel che per fortuna sua e fortuna della Ferrari e dei tifosi e di chi teme che il dominio über alles sia lungo e grasso, c'è Seb che per il secondo giorno consecutivo chiude davanti a tutti con la SF15-T, gomme medie, tempo ribassato, sempre record ibrido su questa pista (1.20.984 per 88 giri). Tempo sigillato alla fine della sua due giorni da uno scroscio di pioggia e uno successivo di applausi nel box ferrarista. «Non a me ragazzi, a voi, per il lavoro fatto… la base di partenza è buona, i tempi non contano ma essere davanti è meglio che dietro, e ora tocca a Kimi sgrossare la macchina visto che è il veterano», ha detto Seb con un sorriso grande. A Jerez c'è anche il campione del mondo Lewis Hamilton che sfreccia per giri 91 (a 1,5” da Seb) «e un po' mi annoio» confida «e sto solo facendo prove di affidabilità» aggiunge mentre incassa il primo guaio tecnico Mercedes: una perdita d'acqua. A Jerez ci sarebbe anche Alonso che però ieri riposava visto che toccava a compagno Button non riuscire a far andare la McLaren-Honda e così è più o meno stato: 6 giri in tutto e molti grattacapi.

Per la verità, a Jerez ci sarebbe anche un ragazzetto che zitto zitto sta facendo le cose per bene e che ha parecchio a che vedere sia con Vettel che con Alonso: Carlos Sainz junior, vivaio Red Bull. Carlos è al debutto sulla Toro Rosso che fu (si chiamava Minardi) proprio di Nando e poi dello stesso Seb.

Ma perché la F1 e non i rally visto che suo papà è quel Sainz due volte campione del mondo?

«Perché quando avevo otto anni non sapevo che papà fosse così importante ma sapevo di Alonso, delle sue vittorie e pensavo: un giorno voglio essere come lui».

E papà ha incassato.

«Sì, in casa mi ha sempre parlato poco di auto e poi i rally mica li davano in tv».

Quindi la manda Alonso, non papà.

«Sì, è stato lui a stregarmi».

Ma non è pesante per i giovani spagnoli tentare in F1 con un campione così ingombrante?

«No, non per me. Perché Fernando mi ha sempre spinto e aiutato parlando bene di me nell'ambiente, con i media e se un campione come lui dice che sei bravo fa un mondo di piacere. Tanto più che fa pochi complimenti… solo a Kubica, ad Hamilton…».

E adesso si ritrova però compagno di un altro figlio d'arte, per di più, a 17 anni, la fa sembrare vecchio con i suoi 20.

«Max Verstappen è un caso diverso da tutti. E credo resterà unico. Ma anche io a 20 anni mica sono vecchio… E resto il più giovane ad aver vinto la World Series».

Quanto contano i precedenti campioni partiti da questo team: Alonso, Vettel e Ricciardo?

«Molto. E Seb e Daniel dimostrano che, per crescere, meglio di qui non ce n'è».

Vettel ha detto che l'ambiente trovato in Ferrari gli ricorda la Toro Rosso.

«Sì, forse per l'effetto famiglia».

Domanda immancabile: sogna la Ferrari?

«La Rossa resta un mito anche quando perde. Ma se Sebastian è andato lì è solo per vincere».

E in Spagna dopo il fallimento di Alonso come vivono la Ferrari?

«Con freddezza. La Ferrari li ha delusi per come è andato Alonso, per l'evoluzione tecnica mancata. La Ferrari è tutto in Italia, ma Alonso è tutto in Spagna».

Ha fatto bene ad andarsene in McLaren?

«Sì. Aveva bisogno di stimoli nuovi. E temeva che in Ferrari si ripetessero gli ultimi anni per cui ha preferito ripartire da zero. Anche se sarà più difficile vincere».

Come convive con il rischio in F1?

«Non penso al pericolo. Credo sia come per la gente normale quando prende l'aereo: sa che una possibilità di cadere c'è, ma la voglia di arrivare presto in vacanza è più grande. Come la nostra voglia di vincere».

Il titolo lo conquista…

«Hamilton, sicuro.

Forse qualche sorpresa la regalerà Vettel».

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