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La favola «cinese» di Volvo Geely la trasforma in gruppo

Il costruttore protagonista di una crescita da record Due nuovi marchi. La sfida Vision 2020 sulla sicurezza

Pierluigi Bonora

Ragusa Gli ultimi cinque anni di Volvo, dal momento in cui è passata nelle mani della cinese Geely, rappresentano «una straordinaria storia di successo». I capitali di Pechino e le capacità ingegneristiche del team di Göteborg hanno fatto sì, che tra il 2014 e il 2018, il marchio scandinavo risultasse quello cresciuto di più come prodotti, volumi e ricavi. Li Shufu, il tycoon patron di Geely e nuovo azionista pesante di Daimler (voci lo davano interessato anche a Fca), non ha tradito le promesse fatte nell'agosto del 2010 quando rilevò da Ford una società in evidente difficoltà: «Volvo - disse ai responsabili del marchio dei vari Paesi, tra cui l'italiano Michele Crisci, che chiamò di persona - resterà fedele ai suoi valori». E così è stato. Raddrizzata la situazione, grazie agli investimenti iniziali, e riportato il clima di fiducia nell'azienda, Geely ha dato il via al rinnovamento della gamma, a partire, nel 2014, dal grosso Suv Xc90. Staccato a Ford un assegno di 1,8 miliardi di dollari e con 334.000 modelli venduti nel mondo, in costante calo, ora per i cinesi Volvo rappresenta un grande affare, tanto che si pensa di quotare la società in Borsa. Nel 2017 le vetture immatricolare sono state 571.577, per un utile da record con un margine del 6,7%, in aumento rispetto al 4% del 2014.

Per Volvo tanti i premi vinti in questo periodo, gli ultimi dei quali riguardano il Suv Xc40, Car of the year 2018, e il fratello maggiore Xc60, riconosciuto come il North american utility of the year 2018.

La gamma si è così via via rinnovata e allargata sempre più nel segno dell'innovazione tecnologica e delle motorizzazioni green. Recente è l'annuncio che dal prossimo anno la Casa di Göteborg produrrà solo autovetture elettrificate, cioè ibride ed elettriche.

E così, quella che fino al 2010 era la «piccola» Volvo, si prepara ad assumere l'aspetto di un vero gruppo che include altri due marchi: Polestar (la famiglia di modelli ad alte prestazioni e basso impatto ambientale; il primo di essi è ibrido, si chiama P1 e il motore sprigiona 600 cv di potenza); Link & Co (in pratica, la gamma d'ingresso con un look personale, che sarà offerta anche in Europa). L'aspetto tecnologico relativo alla guida assistita e, in futuro, a quella autonoma (il progetto Drive Me), fa parte del programma Vision 2020, quando a bordo di una vettura Volvo non dovrebbero più registrarsi vittime o feriti.

L'elettrificazione e la grande sfida sulla sicurezza sono i cardini dello sviluppo della «nuova» Volvo.

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