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Il fedelissimo di Putin guida 40 russi sul ghiaccio americano

Quattro sono campioni, tra cui l'idolo 37enne Ovechkin, conosciuto per la sua vicinanza al presidente

Il fedelissimo di Putin guida 40 russi sul ghiaccio americano

Aleksandr Ovechkin. Andrei Vasilevskiy. Artemi Panarin. Nikita Kucherov. Quattro campioni, tra i 40 giocatori russi della Nhl, la National Hockey League, il massimo campionato nordamericano. Uno di loro, Ovechkin, un giorno potrebbe addirittura superare Wayne Gretzky e diventare il maggior realizzatore della storia. Russi che continuano tranquillamente a giocare, nonostante la guerra in corso e l'esclusione decretata a russi e bielorussi a livello internazionale dal Comitato Olimpico Internazionale, anche se pare esserci un cambio di direzione in vista dei Giochi di Parigi 2024.

Una specie di zona d'ombra, in cui la Nhl è sola tra le leghe americane: passato il periodo d'oro degli Andrei Kirilenko e dei Timofey Mozgov, nella Nba e nella Mls (calcio) non c'è nessun russo, e men che meno ce ne sono nel baseball e nel football americano. Da fine febbraio 2022 dunque il confine tra diplomazia, convenienza, opportunità e opportunismo è diventato labile. Al momento dell'invasione russa, ad esempio, la massima attenzione cadde su Ovechkin, 37 anni, idolo, guarda i casi della vita, proprio della squadra della Capitale, i Washington Capitals, trascinati al titolo nel 2018. Ovechkin non solo è russo, ma in occasione delle elezioni presidenziali del 2018 creò un movimento, Putin Team, per favorire la rielezione di Vladimir Putin, grande appassionato di hockey come lo è in genere qualsiasi russo, a presidente. I due si conoscono, Ovechkin ha il numero di telefono personale del presidente e la foto del suo profilo Instagram, con 1,6 milioni di follower, lo ritrae proprio accanto a lui, in occasione della visita della nazionale russa campione del mondo del 2014.

Portato in conferenza stampa - nel 2021-22 gli spogliatoi erano ancora interdetti ai giornalisti, per motivi legati al Covid - il giorno dopo l'invasione russa, 'Ovie' parlo per 3 minuti e si sbilanciò, senza ufficialmente farlo: «per favore, no alla guerra. Non importa chi sia coinvolto, Russia, Ucraina, chiunque Se sostengo Putin? Beh, è il mio presidente L'invasione? Sono russo, no? E comunque sono un atleta, non mi occupo di politica», anche se qualcuno ricordò che nel 2014, dopo l'inizio del conflitto in Donbass e Crimea, Ovechkin aveva posato, assieme ad altri vip russi, per una serie di post sui social media a sostegno dell'iniziativa russa.

Altrove, profilo ancora più basso degli hockeisti russi ma nessun problema, a parte la saltuaria contestazione da parte di qualche tifoso. La Nhl aveva intanto subito emesso un comunicato nel quale, condannando l'invasione, ribadiva il fatto che i giocatori russi rappresentassero se stessi e i propri club e non la propria nazione, sottolineando anche la difficile situazione delle loro famiglie, perlomeno quelle rimaste in patria.

Come a dire: non parlano perché non vogliono correre rischi.

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