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La Fifa, Raiola, Verratti che si scusa e Gigio no

La Fifa, Raiola, Verratti che si scusa e Gigio no

Tempi duri, anzi durissimi, per agenti e procuratori, protagonisti principali dell'ultimo calcio-mercato scandito da cifre folli e da ricche provvigioni che hanno fatto della potente categoria la vera lobby del calcio mondiale. A prometterli è stato Zorro Boban, vice-segretario della Fifa e consigliere molto ascoltato di Infantino, il nuovo capo della federazione mondiale arrivato dopo lo scandalo che ha travolto Platini e Blatter. Perentoria la sua dichiarazione: «Noi faremo in autunno nuove regole per disciplinare la materia ma non potremo mettere fuori legge i furbi».

Negli uffici situati sulla collina di Zurigo hanno da farsi perdonare un clamoroso autogol: furono loro infatti alcuni anni prima a liberalizzare la figura dei procuratori abolendo l'albo e spalancando le porte anche a faccendieri e intrallazzatori. L'errore più clamoroso commesso è stato quello di parificare la figura dell'agente a quella dell'intermediario, colui il quale può ottenere dal club l'incarico a vendere un calciatore incassando un lauto compenso. Raiola, con il solo affare Pogba, ha portato a casa la bellezza di 27 milioni dalla Juventus.

Dell'ampia platea dei dirigenti italiani, una sola voce si è levata, polemica, quella dell'amministratore delegato del Sassuolo Giovanni Carnevali il quale ha segnalato la seguente anomalia: «Prima gli agenti si occupavano solo dei loro assistiti, adesso si muovono come veri ds, le loro commissioni sono troppo alte e non c'è tutela per le società». Fotografia perfetta. Altri club, tipo il Milan, hanno abolito di fatto l'abitudine. Ma oltre alle regole servirà anche un comportamento meno appiattito di calciatori e loro famigliari nei confronti di questi agenti-boss. Prendiamo l'esempio virtuoso di Marco Verratti. Ha provato a lasciare Parigi per trasferirsi al Barcellona, il Psg si è opposto e il suo agente, Donato Di Campli, ha cosi commentato la vicenda: «Marco è prigioniero dell'emiro».

Verratti è rientrato a Parigi, ha colto al volo l'imbarazzo provocato dal suo agente e ha mandato in onda un messaggio tv di un minuto così concepito: «Chiedo scusa al Psg, alla squadra e ai dirigenti, il mio procuratore ha sbagliato». Capito Donnarumma? La famiglia di Gigio si è fatta sentire in silenzio obbligando Raiola ad accettare l'accordo sottoscritto col Milan ma sarebbe stato utile una frasetta del genere: «Chiediamo scusa ai tifosi del Milan, Raiola ha sbagliato». Ci penserà la Fifa, adesso.

Almeno è la nostra ultima speranza.

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