Ciclismo

"Ganna vuole la Roubaix. Ma per domarla deve pedalare amandola"

Francesco Moser commenta la situazione del ciclismo italiano in vista della mitica Parigi-Roubaix di domenica prossima. Il problema: "Gli eredi di Nibali? Facciamo prima a dire che non c'è nessuno". La soluzione: "Serve un intervento politico con una squadra nazionale per i talenti"

Francesco Moser con la maglia tricolore durante una delle Parigi-Roubaix
Francesco Moser con la maglia tricolore durante una delle Parigi-Roubaix

Le ha cantate a Saronni, ma oggi preferisce decantare le doti di Ganna. Arriva la Roubaix e Francesco Moser scalda la voce e apre lo scrigno dei ricordi, lui che su quelle pietre ha saputo trionfare per tre anni consecutivi, dal'78 all'80. Domenica ci proverà Filippo Ganna, il ragazzo d'oro del ciclismo italiano, che alla Sanremo ha saputo tenere testa ai migliori, ottenendo un secondo posto che ha aperto scenari nuovi per un corridore che forse è ben più di un grande cacciatore di medaglie su pista e nelle prove contro il tempo.

Moser non ha mai nascosto l'ammirazione per il 26enne di Vignone (Verbania), così come Pippo non ha mai soffocato l'ammirazione per il fuoriclasse trentino, che di recente è tornato a far parlare di sé, per un battibecco mediatico con l'eterno rivale Beppe Saronni.

«Ma quelle sono cose che vanno e vengono, ci sta ci dice con quel tono sornione, pronto a mostrare gli artigli -. Beppe ha sempre amato inzigare con le sue provocazioni, con le sue uscite sui Giri senza montagne e il mio record dell'ora. Può dire quello che vuole, io so quello che ho fatto e come l'ho fatto. Il resto sono solo parole che porta via il vento».

Domenica si corre la sua Roubaix, speriamo che soffi in favore di Filippo Ganna

«Lo spero di cuore, perché è un corridore che mi piace parecchio. Ha motore. Ha gambe. Ha testa. Ha tutto per poter far bene in una corsa che se la si ama, sa ripagarti con la stessa moneta. Io l'adoravo, la sentivo perfettamente nelle mie corde, non l'ho mai subita, ma solo accompagnata. Ecco, il segreto è proprio questo: guai farsi pervadere dalla paura. Per fare bene in una corsa come quella bisogna essere leggeri come piume. Bisogna saper accompagnare il mezzo. La bicicletta deve scorrere, libera e leggera, come in una danza».

Ma non è facile.

«Certo che non è facile, è un'arte. Se Filippo dimostrerà di avere questa dote, se la gioca, perché non è inferiore a nessuno».

Sa che Saronni non l'ha mai amata, considerandola ciclocross, non ciclismo.

«Opinioni. So solo che nel mondo è conosciuta come la regina delle classiche e tutti i più grandi campioni del ciclismo l'hanno vinta. Lui no».

Francesco Moser

Il nostro movimento fatica a trovare un nuovo Cipollini o Petacchi, fatica a trovare un nuovo Nibali, ma ci manca anche un Bettini o un Bartoli

«Facciamo prima a dire che non abbiamo più nessuno, o meglio, abbiamo davvero molto poco. Come sprinter non ci siamo. Come cacciatori di classiche ci dobbiamo affidare a Filippo Ganna o Matteo Trentin, anche se domenica prossima sono curioso di vedere all'opera Davide Ballerini. Per i Grandi Giri ci sono Giulio Ciccone che forse al Giro un posto nella top ten potrebbe anche ottenerlo, ma lo vedo più come cacciatore di tappe che uomo di classifica, mentre Domenico Pozzovivo, con i suoi 40 anni, è una scommessa: un anno fa è arrivato 8°, quest'anno potrebbe anche ripetersi. Il problema sono i giovani. C'è poco e quel poco che abbiamo va a svolgere funzioni di gregariato in team stranieri. Manca una squadra di matrice italiana, che possa svolgere un ruolo di incubatrice di atleti che poi possano essere valorizzati».

E cosa si può fare?

«Ci vorrebbe un'azione politica, un qualcosa o un qualcuno che promuova la nascita di un team Italia. In Francia ci sono squadre in pratica nazionali, in Germania anche, in Spagna pure, così come in Olanda o nei Paesi nordici. Per non parlare di squadre che sono nazioni vere e proprie, come la Uae Emirates o la Bahrain. Ma a ben vedere, anche la stessa Ineos è uno sponsor nazionale, visto che il gran patron Jim Ratcliffe è uno degli uomini più ricchi d'Inghilterra, forse secondo solo al Re».

Per il momento noi ci limitiamo a sognare la regina delle classiche.

«E Filippo può essere il nostro Re.

Sia ben chiaro però: nel caso ci riuscisse, i problemi resterebbero lì sul tavolo, uno in fila all'altro».

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