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Impey, dal letto d'ospedale alla gloria nel Tour

Dieci anni fa rischiò la paralisi dopo una volata, ieri il primo acuto alla Grande Boucle

Impey, dal letto d'ospedale alla gloria nel Tour

Brioude Nella giornata di trasferimento e dei francesi, vince un sudafricano che invece di essere in bicicletta ha rischiato di restare per il resto dei suoi giorni su una sedia a rotelle. Daryl Impey, 34 anni ben portati, dopo aver vestito la maglia gialla nel 2013 (primo sudafricano della storia a riuscirci), ieri si è tolto la soddisfazione di vincere anche la prima tappa sulle strade della Grande Boucle. «È la mia prima volta, la mia prima vittoria al Tour de France, anche se avevo già avuto l'onore di indossare la maglia gialla - ha spiegato il corridore della Dimension Data -. Ho provato una grande emozione: sapevo che sarebbe andata via la fuga, ho cercato di entrarci e poi mi sono giocato al meglio le mie carte».

Impey ha sfruttato la giornata di «libera uscita», questo patto di non belligeranza che lascia la classifica «paralizzata». Anche lui, come Froome, impara a fare il ciclista al team Barloworld: sponsor sudafricano, sede inglese e gestione bergamasca grazie a Claudio Corti. E dire che la carriera di questo ragazzo, che ieri ha vinto alla grandissima al Tour poteva finire al Giro di Turchia. È il 2009 e si corre l'ultima tappa di quel Giro che Impey vincerà senza però festeggiare, perché invece di salire sul podio per le premiazioni finali, finisce in ospedale. Nella volata è brutalmente scaraventato contro le transenne dall'olandese Theo Bos, ex stella della velocità su pista, protagonista di uno sprint da vero killer. Impey si salva per miracolo, ma per settimane i medici lo danno per paralizzato in modo irreversibile. Il destino, grazie a Dio, gli riserva però un finale diverso: si riprende e, anche se i medici escludono che possa tornare a pedalare, lui non solo torna alle corse, ma lo fa vincendo: esattamente come ieri. «Non sono solito a ricordare fatti così brutti - dice -, quello che conta è guardare avanti. Avere vicino a se persone che ti vogliono bene, e io ne ho tante».

Dopo un sabato amaro per i nostri colori (Ciccone non più in giallo, Nibali staccato in salita, anche ieri si è lasciato sfilare, perdendo ancora terreno), la domenica per noi si apre con la brutta caduta in partenza di De Marchi: profonda ferita al volto e il sospetto della frattura di clavicola e costole, il suo Tour finisce in ambulanza. «Il volo è stato spaventoso - spiega il tecnico Fabio Baldato -, ma Alessandro è tipo tosto e tornerà più forte di prima». Altra nota negativa: nessun italiano nei quindici che prendono il largo bevendosi la tappa con un quarto d'ora di vantaggio sui big. Che invece Nibali si sfili sull'ultimo colle di giornata fa parte di una strategia di squadra: allontanarsi il più possibile dalla vetta, per avere più libertà d'azione e sperare di vincere almeno una tappa.

Oggi si arriva ad Albi, prevedibile la volata: dopo la festa dei francesi, si spera che ci sia quello di un italiano: Elia Viviani.

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