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Inzaghi, una scelta per plasmare il Milan

Torres favorito su Bonaventura: «Ma qui vanno tutti a cento all'ora». E svela: «Berlusconi mi chiama sempre»

nostro inviato a Milanello

Tre mesi per giudicare il Milan in cerca di certezze. Filippo Inzaghi avvisa i naviganti dopo la partenza bruciante contro la Lazio. «Non montiamoci la testa», dice presentando la prima trasferta da allenatore. Non una partita qualunque, c'è il Parma con cui ha esordito in Serie A. Non uno stadio qualunque, il Tardini «dove ho segnato il primo gol in Europa». Già, le coppe, il suo habitat e traguardo minimo della stagione. Che è all'inizio così come il suo Milan. «Siamo ancora in fase di costruzione, la Juve e le altre squadre hanno certezze». Che quella rossonera non può avere dopo una stagione fallimentare.

Una il tecnico ce l'ha da sempre. Si chiama Silvio Berlusconi: «Lui può fare la differenza. Il suo entusiamo è incredibile». Il Milan in questo momento si poggia sull'asse presidente-allenatore, un feeling, un rapporto cementato da una storia di successi. Lo rivela lo stesso Inzaghi: «Mi è sempre stato vicino. Da giocatore mi chiamava spesso, lo faceva anche quando allenavo le giovanili e ora mi chiama quasi tutti i giorni». La rituale visita presidenziale del venerdì diventa quindi un assist anche per rinforzare i messaggi di Inzaghi alla squadra. «Dna Milan, sacrificio, continuità», sono dogmi da confermare aiutato anche da Antonio Conte «che in nazionale ha portato lo stesso spirito in cui credo io».

Anche se poi Inzaghi va per la sua strada e la squadra deve confermare i progressi a Parma, un ostacolo da non sottovalutare «perché l'anno scorso con noi ha fatto sei punti» e se non altro per le qualità di due ex rossoneri: il talento di Cassano, l'organizzazione di Donadoni. Il suo ex, Zaccardo, che ha fatto saltare lo scambio con Biabiany (non convocato), il Milan non lo ha portato (out anche Mexes ed El Shaarawy). Ma è arrivato Bonaventura ora in ballottaggio con Fernando Torres. «In allenamento vanno tutti a cento all'ora», dice soddisfatto Inzaghi. Lo spagnolo resta favorito, uno «molto in forma e molto forte». Davanti confermati Honda («che si allena anche a casa») e Menez. Perché sul campo una delle poche certezze è il modulo, il 4-3-3. «Se questa squadra avesse avuto certezze avremmo potuto inserirne qualcuno in più», dice Inzaghi perché nella costruzione non si può sbagliare: «Percorso lungo, ma le fondamenta sono buone».

Galliani ha detto di voler aspettare settimana prossima la Juve da primo in classifica, Inzaghi si smarca: «Io devo guardare pure alla prestazione, allo spirito, anche se i risultati fanno crescere in fretta».

E il Milan non ha tempo da perdere, anche se Inzaghi il primo bilancio lo posticipa: «Tra tre mesi vedremo classifica e prestazioni».

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