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ItalAtletica di gesso come le gambe di Jacobs

Marcell specchio di un movimento che ora sta segnando il passo

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Fra le luminarie di Parigi, un meeting dove i diamanti veri erano nelle tasche dei neoprimatisti mondiali Kipyegon, Girma e il re del Nord Ingebrigtsen, l'angolo dove stavano gli italiani è rimasto quasi al buio. Decorosa la Fantini , terza nel martello, inguardabile la Vallortigara, 10^ nell'alto, sbattendo sull'asticella dopo un modesto 1.79, lontana dalle prime la discobola Osakue a 10 metri dalla Allman, a letto senza cena i velocisti dopo la squalifica della staffetta per un cambio irregolare fra Ricci e Desalu che ha rovinato una prova decente dietro i francesi, un tempo che avrebbe tolto l'ansia pensando al mondiale, con il capobranco Jacobs rimasto solo in mezzo al prato dopo un 100 metri finito davvero male. Un ritorno senza luce, a parte il discreto avvio, settimo posto su otto, un 1021 che ci ha ricordato i giorni del Marcello che cercava di scoprire il mondo dei muscoli con la seta dopo aver abbandonato i salti dei tormenti giovanili.

Per fortuna fuori dallo stadio parigino le staffette portavano buone notizie da Ginevra dove Alessandro Sibilio, dopo una lunga assenza per infortunio, è tornato a correre forte fra le barriere intermedie dei 400 con un 4823 inferiore al tempo che gli servì per vincere l'europeo under 23, di poco superiore alla meraviglia delle semifinali olimpiche a Tokio dove poi arrivò ottavo con la strada aperta fino al maledetto infortunio che gli ha rubato l'ultima stagione (ieri Daisy Osakue ha stabilito il nuovo record italiano del lancio del disco, con la misura di 64,57 metri).

Avevamo bisogno di altre buone notizie dopo il bel 1500 di Arese, pensando al talento di Furlani, ma dobbiamo confessare che avevamo altre aspettative sul rientro di Jacobs dopo un assenza durata più di nove mesi. Quando è arrivato in fondo al 100 metri di Parigi eravamo davvero convinti, come ha detto lui nel dopo gara, che le sue gambe fossero diventate di cemento dopo 30 metri. Poteva succedere ma dopo le rinunce a Dubai, al faccia a faccia con gli americani a Firenze.

Prima di Parigi si era detto pronto e a buon punto nel recupero fisico. Insomma gli abbiamo creduto come quasi tutti, meno i suoi avversari che lo braccano dal mondiale. Dopo lo sparo, vista la crisi ai 25 metri, avremmo preso la pistola dello starter per sparare un secondo colpo, come se ci fosse stata una falsa partenza. Non è stato così, anche se alla fine gli unici davvero depressi eravamo noi, perché il campione olimpico sembrava avere pronte in tasca dichiarazioni per far capire che la cosa importante era essere tornato in pista.

Certo penultimo in gara, ma se le gambe diventano di gesso, ha confessato lui, è normale non esagerare, magari anche rialzarsi.

Insomma un ottimismo fuori giri come questa corsa francese, fortunatamente per chi crede nelle cabale, non sulla pista dove ci saranno le Olimpiadi a Saint Denis l'anno prossimo.

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