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La Juve sfratta Mihajlovic: c'è Mazzarri

Il Toro cambia dopo il ko nel derby: via il serbo che paga una stagione con troppi pari

Domenico Latagliata

Torino L'undicesimo allenatore del Toro targato Urbano Cairo è Walter Mazzarri. A Mihajlovic è stato fatale il derby di Coppa Italia perso contro la Juventus: non tanto per l'esito della partita non è certo un delitto essere eliminati da chi in casa nostra non ha concorrenti da anni quanto per l'atteggiamento (remissivo) mostrato dalla squadra. Più tanto altro, come sempre in questi casi: una classifica deficitaria in campionato (pur se a -2 dal settimo posto), i 24 pareggi (10 nell'attuale campionato) nelle 57 gare di A ottenuti sulla panchina granata (almeno sei in più di ogni altra squadra nello stesso periodo), l'acquisto estivo di Niang (il più caro dell'era Cairo) preteso senza che i risultati siano stati pari alle attese, scivoloni linguistici e comportamentali enormi, disordine tattico in campo.

Saluti e pochi baci, insomma. Pur se pochi giorni fa, al giornale di casa, lo stesso presidente granata aveva spiegato che «Sinisa non è mai stato in discussione». Una frottola bella e buona: il serbo, espulso nel derby dopo che Doveri aveva convalidato il raddoppio di Mandzukic, era già finito sul banco degli imputati più volte nel corso della stagione e, a parte lo stesso Mazzarri, per il futuro si erano già presi contatti con Gasperini e probabilmente anche con Davide Nicola, dimessosi poche settimane fa dal Crotone. Poi, precipitati gli eventi, un'ora abbondante dopo la mezzanotte di mercoledì è arrivata la decisione di dare un taglio all'attuale gestione cambiando in corsa per la prima volta da sette anni: l'ultima risaliva ai tempi della serie B, quando il presidente granata aveva sollevato dall'incarico Papadopulo per richiamare Lerda.

A quel punto una delegazione della squadra, con Belotti in testa, è andata seduta stante a salutare l'ormai ex tecnico e il Toro ha voltato pagina. Affidandosi fino a giugno 2020 a Walter Mazzarri (1,5 milioni netti a stagione), il quale aveva nel frattempo risolto il contratto che lo avrebbe legato al Watford fino al 2019: sul curriculum del tecnico toscano ci sono oltre 400 panchine nel campionato italiano (384 in serie A) e una Coppa Italia vinta con il Napoli, da lui pilotato in quella Champions che ai partenopei mancava da ventuno anni. In precedenza, le ottime stagioni con Reggina (salvezza clamorosa, nonostante una penalizzazione di 11 punti) e Sampdoria: non altrettanto positive, infine, le esperienze all'Inter (esonero nel novembre 2014) e appunto in Inghilterra, dove ha comunque salvato il Watford avendo alle proprie dipendenze, tra gli altri, anche Niang. Domani, all'ora di pranzo contro il Bologna, l'esordio in campionato prima della sosta: il suo marchio di fabbrica è il 3-5-2, chissà se utilizzabile già contro i felsinei. Oltre all'esonero, Mihajlovic ha dovuto incassare anche gli insulti razzisti del deputato eletto con FdI Massimo Corsaro. «È uno zingaro che guida una banda di frustrati perdenti», il suo tweet. Il tecnico serbo ha annunciato querela, la moglie Arianna lo difende: «Sei il mio zingaro preferito».

Tutt'altra atmosfera, ovviamente, in casa Juve. Dove Allegri si gode «giocatori di qualità e veri professionisti». In attesa della trasferta di Cagliari, la Signora ha finora centrato tutti gli obiettivi e poco le si può rimproverare. «Allegri ci aiuta tanto, spiegandoci molto bene quello che serve così Douglas Costa -. Posso ancora migliorare, ma credo non manchi molto per arrivare al mio massimo potenziale. Spero di poter aiutare Higuain a segnare ancora più gol, lui è un attaccante eccellente ma chiunque scenda in campo la squadra è sempre pronta. La qualità non manca mai e del resto non si possono giocare tutte le partite».

Magari faticando, ma la quadratura del cerchio è stata trovata.

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