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La Juventus dice 33 Un poker spettacolare dal sapore di scudetto

La striscia di vittorie in casa s'allunga ancora E spinge a meno 11 la Roma che gioca stasera

La Juventus dice 33 Un poker spettacolare dal sapore di scudetto

La Juventus ha detto trentatré. Nessuno pensava che fosse malata, ma lei lo ha detto lo stesso. Trentatrè: come le vittorie casalinghe consecutive in campionato, record che si aggiorna costantemente più o meno ogni due settimane.

Ieri sera a fare le spese dello strapotere bianconero è stato il Genoa, travolto dopo una ventina di minuti come spesso capita da queste parti e non solo. Mica era un caso che la Signora fosse, prima di ieri, la seconda squadra dei grandi campionati europei (dopo il Borussia Dortmund) ad avere segnato più gol (tredici) nel quarto d'ora iniziale di partita: avere impiegato due minuti in più rispetto alla fascia temporale presa in considerazione non conta ovviamente nulla. Perché la sostanza non cambia: la Juve è troppo più forte della concorrenza nostrana, annichilita quasi per definizione quando arriva allo Stadium e non solo. E se il discorso vale per le big, figuriamoci per quelle compagini che devono lottare per la salvezza o che dal campionato non si aspettano più granché: i rossoblù (che a Torino non vincono dal 1991) appartengono un po' alla prima e un po' alla seconda categoria, hanno provato inizialmente a congelare il gioco, chiedendo a Palladino e Ntcham di provare a supportare Simeone, il Cholito che all'andata aveva osato addirittura segnare una doppietta a Buffon.

Ci sono riusciti per un tot, fino a quando la Juve schierata con la difesa a tre e due trequartisti a supporto di Higuain non si è scrollata di dosso un po' di (limitatissimo) torpore. E' però bastato che Higuain buttasse una palla in mezzo dalla trequarti, in mezzo a una difesa genoana già nel panico solo per l'inserimento di Marchisio, perché arrivasse il vantaggio: il Principino sbagliava il controllo, Munoz non riusciva a togliere il piedino (quarto autogol a favore dei campioni d'Italia in campionato, come nessun'altra squadra del campionato) e via. Verso una serata tranquilla e beata, resa ancora più frizzante dal gioiello di Dybala che arrivava di lì a pochi secondi: palla ricevuta nello stretto da Khedira, solito sinistro da paura (stavolta sul primo palo, rispetto ad altre occasioni) e Lamanna battuto.

Per la cronaca, nelle ultime cinque partite allo Stadium la Joya ha segnato quattro reti e fornito due assist: non male, decisamente. Si sarebbe anche potuto finire lì il tutto, ovviamente. Non potendo farlo, la Juve ha continuato a divertirsi, ricevendo risposte confortanti da Marchisio (dovrà risultare utile di qui in avanti, ricordando anche la squalifica che non permetterà a Khedira di scendere in campo nella semifinale di andata di Champions contro il Monaco) e proponendo il solito adrenalinico Mandzukic: capace di esaltare lo Stadium con gli abituali recuperi difensivi e di trovare pure, prima di metà gara, il 3-0 con un destro di prima intenzione sul secondo palo dopo che Burdisso aveva respinto un suo cross mancino. Sesto gol in campionato per lui dopo sei gare a secco, faccia cattiva d'ordinanza e tanti saluti alla Roma, impegnata stasera a Pescara: se i giallorossi ci credono ancora, battano un colpo. Altrimenti, va bene così e la sostanza non cambierà.

Quanto ai successivi quarantacinque minuti, hanno proposto un gol annullato e uno valido (splendido, con un destro sotto la traversa dopo trenta metri palla al piede) di Bonucci, una traversa di Marchisio, un palo di Higuain e uno di Asamoah, tanto possesso palla e qualche chicca qua e là. Un buon allenamento o poco più, utile per rispolverare la difesa a tre e, al di là della squalifica di Pjanic, per far riposare qualcuno.

Allegri aveva definito la gara contro il Genoa «quella dello scudetto»: fatto.

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