Sport

L'Inter vuole offrire a Thohir il lato dolce dell'Europa

Il presidente alle prese con l'Uefa per il fair play potrebbe festeggiare gli ottavi Mancini non abbassa la guardia: «Contro il Celtic non ripetiamo certi errori»

L'Inter vuole offrire a Thohir il lato dolce dell'Europa

nostro inviato ad Appiano G.

Sbarco alle sei del mattino, Malpensa, in lontananza una Milano grigia non ancora su di giri. Erick Thohir è qui con l'impeccabile seguito di assistenti e collaboratori e un'agenda stressatissima.

Subito in sede, poi Appiano per seguire l'allenamento, in serata omaggio alla Primavera vincitrice del Viareggio, sul tavolo i rinnovi di Handanovic e Icardi, poi l'affare stadio, prioritario il summit per le sanzioni di Platini sul fair play finanziario, sei milioni di multa che verrebbero in parte stornati se l'Inter compirà nuovi passi per sistemare i suoi libri. Ma occorre prepararsi e spedire un gruppo di saggi a Nyon per trovare un patteggiamento con la Uefa. Questa sera Inter-Celtic, ritorno dei sedicesimi di Europa League, poi la Fiorentina. Ma quando le cose girano la stanchezza non si sente, anche se arrivi da Giacarta e ti sei fatto 16 ore di volo al buio. Una giornata storica ieri per l'Inter, vent'anni fa Massimo Moratti la comprava da Ernesto Pellegrini.

Stasera invece gli scozzesi da eliminare dopo il 3-3 del Celtic Park, il traguardo di un ottavo porta in cassa un misero milione ma tanta autostima. E attorno al Mancio si sta formando la colonna dei pretoriani: «Poi può succedere di commettere degli errori - ha detto -. E purtroppo ne faremo ancora». Al suo fianco Fredy Guarin, uno dei miracolati, quindi la lista della guardia scelta: «Lui - indicando il colombiano -, poi Icardi, Juan, Santon, Medel... ah Palacio, quasi lo dimenticavo». L'appello gli è uscito di getto, stava rivelando quelli sicuri di giocare questa sera ma è parso subito naturale che leggesse a memoria i fidi, quelli ai quali non rinuncerebbe mai, forse ha dimenticato Handanovic e Shaqiri, magari voleva solo non svelare la formazione intera.

Il Celtic a Glasgow ha fatto una partita tremenda, ha sfruttato ogni minuto che l'ungherese Vad gli ha messo a disposizione: «Non sarà così semplice come sento in giro, bisogna giocare fino al 95'. Non credo ci sia stanchezza, la squadra ora ha una sua fisionomia, i giocatori sono giovani, forti, se non ce la fanno a giocare 90 minuti loro, allora... E poi ricordo che io volevo sempre giocare, la partita è la cosa più bella. Ma ne abbiamo una ogni tre giorni, qualcosa dovrò cambiare».

Guarin accanto gongolava, serio, ma era tutto un fremito, per lui solo elogi, Mancini gli ha dato un ruolo e dei compiti, la famiglia che lo ha finalmente raggiunto la sicurezza necessaria. Ora il Mancio deve pensare a Ranocchia, Hernanes e Kovacic. Il capitano tornerà in campo nonostante un ginocchio non ancora al meglio, gli altri due si giocano un futuro, non stasera in particolare, ma nei prossimi tre mesi. L'Inter ha trovato un modo suo di stare in campo, il croato e il brasiliano sembrano un po' ai margini del progetto, solo una sensazione.

Perchè il Mancio sembra accondiscendente, è invece un irriducibile perfezionista che punta sempre in cima e lo dice ridendo: «Noi in lotta per il terzo posto...? Vediamo, se la Juve rallenta...». Buttata lì. Ma sono cose che dici quando te lo puoi permettere. Anche gli scozzesi sono qui a Milano consci delle difficioltà che li attendono: «Questa Inter non gioca all'italiana, attacca, riempie il campo, ha grandi talenti - ha detto l'autore del primo gol Stuart Armstrong - . Al Parkhead i nostri tifosi ci hanno incitato per 90', nulla è paragonabile a quello che ho visto giovedì. Ma ora giocheremo lontano da casa».

Contro un centravanti che se arriva un'offerta impossibile potrebbe partire. Ma poi il Mancio con chi lo sostituisce Icardi?

Commenti