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L'interismo di Spalletti è una questione fisica "Noi col petto in fuori"

Il tecnico nerazzurro difende la proprietà: "Smettetela di dire che è straniera. Sono nerazzurri veri..."

L'interismo di Spalletti è una questione fisica "Noi col petto in fuori"

nostro inviato ad Appiano G.

Due euro. Luciano Spalletti invita a donarli per salvare la vita a un bambino sostenendo Save The Children. Da come parla l'allenatore nerazzurro ne investirebbe altrettanti sulla vittoria dell'Inter contro il Milan. Alza l'asticella il tecnico di Certaldo che nella moderna Milano racconta di girare a «petto in fuori, con le mani dietro la schiena». Spalletti battezza il suo personalissimo derby dell'orgoglio, dell'interismo sfrenato perché una cosa racconta di aver capito dopo oltre un anno alla Pinetina: «Gli interisti possono dimenticarsi del compleanno del marito o della moglie, ma non il risultato del derby». E allora via di questo passo, esaltando il senso di appartenenza della proprietà: «Smettetela di dire che è straniera, il proprietario è un interista vero». E anche se Suning non completerà l'acquisto delle quote da Thohir entro l'assemblea dei soci di venerdì, comunque Steven Zhang diventerà presidente. Interisti veri, come quelli che saranno a San Siro e seduti sul divano: «Altro che cornice, fanno parte del quadro». Lui è il pittore e la prima pennellata è per i suoi giocatori. Il tratto è deciso, senza sbavature per non prestarsi a fraintendimenti: «Se si vuol far parte della storia dell'Inter e non solo starci dentro per la durata del contratto, bisogna vincere le grandi partite».

Anche perché Spalletti non nasconde l'importanza della partita che per «quello che ti dà a livello mentale nei giocatori e nei tifosi, vale molto di più dei tre punti». Lo sa bene il tecnico nerazzurro che ricorda ancora la sconfitta nel derby di coppa Italia della passata stagione, deciso da Cutrone nei supplementari. Ribaltò completamente lo stato d'animo delle due squadre: l'Inter andò in crisi, il Milan cambiò marcia.

Merito anche di Gennaro Gattuso, che incassa i complimenti del rivale che non è stato ancora capace di battere il collega rossonero. Addirittura l'Inter nelle due occasioni, non è stata capace di segnare nemmeno un gol. A secco quel Mauro Icardi oggi a confronto con Gonzalo Higuain. Ovviamente in tema di interismo, Spalletti va dritto alla risposta: «Scelgo sempre l'interista». E soprattutto giù le mani dal capitano: «Lasciatelo così com'è. Non è tecnico? Guardate i gol che ha fatto con la Spal o il Tottenham». Piuttosto il problema, sollevato a più riprese, è recapitargli palloni. Stesso appunto mosso a Gattuso per il Pipita. Le cose su entrambi i fronti, sembrano essere migliorate, il derby dovrà dare conferme. E chi riceverà le più convincenti probabilmente avrà le carte migliori per vincere la partita. L'altro ritornello è che il Milan gioca bene e all'Inter basta giocare male per vincere. Spalletti sorprende: «Bisogna vedere di chi sono i commenti. Si sa che tra voi ci sono tifosi». Bah.

Meglio pensare allo schizzo disegnato sul foglio di carta del derby: «Voglio giocarmela a viso aperto e senza timore. Quando sei convinto di quello che fai e hai sentimento, non ci possono essere timori». Quindi vuole un'Inter senza paura. Ma soprattutto avvisa Gattuso che ha parlato di un Milan più forte tecnicamente e cresciuto rispetto all'anno scorso. «Anche noi l'abbiamo fatto, in personalità, gioco e fisicità, cioè altezza». Sì Spalletti alza l'Inter: «Occhio alle punizioni laterali e ai corner. Qui ci può essere il particolare che fa la differenza». Cioè il gol. Spalletti muove la contraerea. E non c'è spazio per distrazioni nobili, come possono essere il Barcellona e Messi, a cui i nerazzurri faranno visita mercoledì in Champions League.

Vale solo il derby: «È il termometro per capire quanto siamo malati di Inter».

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