Ciclismo

L'ultima corsa di Mader e il futuro cancellato da quel volo a 100 km/h

Morto il ciclista elvetico precipitato giovedì in una scarpata di 30 metri. Aveva 26 anni

L'ultima corsa di Mader e il futuro cancellato da quel volo a 100 km/h

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Sarebbe dovuto passare il prossimo anno alla Tudor, la formazione diretta da Fabian Cancellara, che su Gino Mader ci puntava forte. Gino sarebbe dovuto essere il primo tassello per un salto di qualità che avrebbe dovuto portare la Tudor, prestigioso marchio dell'orologeria svizzera, ad un importante scatto in avanti. Non c'è stato il tempo. Gino Mader non ce l'ha fatta. Il corridore svizzero, 26 anni, precipitato in un burrone giovedì nel corso della quinta tappa del Giro di Svizzera facendo un volo di oltre 30 metri tra le pietre, ha cessato di vivere ieri mattina.

Lo si era capito subito che quella non era una caduta come le altre. Che la situazione era disperata. Quando il suo corpo immobile e ferito è stato ritrovato vicino ad un ruscello di montagna, era privo di coscienza. Ci sono voluti più di 25 minuti per rianimarlo, con manovre cardiopolmonari, prima di essere trasportato in elicottero all'ospedale di Coira, dove è giunto in coma.

Nato il 4 gennaio 1997 a Flawil, nel Cantone di San Gallo, a est di Zurigo, vicino al lago di Costanza, Gino Mader era un bel ragazzo di 61 chili distribuiti su un fisico filiforme di 181 centimetri. Cresciuto nel Velo Club Mendrisio, una delle migliori formazioni giovanili svizzere, è passato a professionismo nel 2019 nelle file della sudafricana Dimension Data (poi Ntt, ndr). Dal 2021 vestiva i colori del team Bahrain, la formazione di Damiano Caruso e Jonathan Milan. Era un ottimo corridore, uno dei migliori talenti della Svizzera, sia su strada che su pista, e aveva conquistato nella massima serie tre vittorie, una delle quali proprio in Italia, al Giro 2021, con la vittoria nella sesta tappa, Grotte di Frasassi-Ascoli Piceno e arrivo in salita a San Giacomo sopra al capoluogo.

Era un ragazzo di prospettiva, con un futuro radioso davanti ai propri occhi, che ieri si è chiuso per sempre dopo quella dannatissima caduta a quasi 100 km all'ora nella discesa che dalla vetta dell'Albula, una delle montagne storiche della Svizzera, portava i corridori al traguardo di La Punt. Una picchiata pericolosa, tanto che il campione del mondo Evenepoel aveva criticato gli organizzatori: «È solo per lo spettacolo. Perché non si è fatto l'arrivo in cima?». E il fiammingo ne sa qualcosa, visto che anche lui la morte la vide in faccia, cadendo lungo la discesa del Muro di Sormano al Giro di Lombardia 2020. Oltre a Mader, giovedì, è caduto anche lo statunitense Sheffield (Ineos), che ha riportato una commozione cerebrale, ma è in buone condizioni. Ieri, per la sesta tappa del Giro di Svizzera, si è decisa la neutralizzazione in onore di Gino. I corridori hanno pedalato tutti assieme gli ultimi 20 km del percorso di giornata, per sfilare sotto l'arrivo in suo ricordo.

In prima fila i compagni del Team Bahrain Victorious, come avvenne al Giro d'Italia 2011 dopo la morte del belga Weylandt.

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