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Mercedes ha sventato l'assalto più duro

Tecnicamente, si può affermare che questo di Singapore abbia rappresentato l'assalto più duro della Rbr alla British-Mercedes, più di quello nel principato di Monaco, proprio per le posizioni di partenza invertite. In linea con le grandi qualità assegnate da Adrian Newey all'eccellenza d'autotelaio degli attaccanti e al più spinto utilizzo-pneumatici della storia; ma con una iniezione di potenza che ha letteralmente stravolto i vertici, relegando la Ferrari alla pura difensiva. Dopo tutto, Singapore non è che un circuito di Monte Carlo più lungo e più rapido; quindi in linea con le teorie. Le differenze di strategia sono avvenute sotto gli occhi di tutti e ben comprensibili, fino alla riuscita con una sosta in meno per il vincitore Rosberg. Ma il vero segreto tecnico è rimasto nascosto ed è quello che racchiude anche i valori di pilotaggio. Infatti, la Mercedes d'Inghilterra, per la prima volta così impegnata - ecco quel che ottiene il grande Argentier a far affluire così tanti cavalli in casa Rbr - ha predisposto due configurazioni marcatamente diverse per i suoi due piloti, per trovarsi preparata nelle due condizioni opposte per questo tracciato, in funzione delle condizioni ambientali. Una concentrata sulla motricità (più deportante e più resistente) per Rosberg (velocità massima di 312,8 km/h) e l'altra, per eventualità più rischiosa, che non si è avverata, per terreno con minor aderenza, assegnata a Hamilton (velocità di punta di 314,5). Lo stesso criterio è stato usato anche dalla Rbr, con 308,2 km/h per Verstappen e 307,2 km/h per Ricciardo. Alla luce di queste configurazioni - fortunatamente, anche la Ferrari ha privilegiato la motricità - si possono spiegare le differenze più inquietanti di prestazioni.

Malauguratamente, contro l'equità nella competizione.

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