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Nuovo re a Wimbledon. Alcaraz ha spodestato Sua Maestà Djokovic

Il 20enne parte male poi si prende tutto. E Nadal lo incorona: "Ora il tennis spagnolo è in buone mani"

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Passaggio di consegne? È proprio il caso di dirlo dopo la finale di ieri a Wimbledon tra lo spagnolo Carlos Alcaraz (n.1 del ranking) e il serbo Novak Djokovic (n.2 del mondo). 4 ore e 46 minuti di partita in cui Carlitos è stato bravissimo ad assorbire un primo set disastroso e a battere Nole sul suo terreno, nella lotta pura e al quinto set con lo score di 1-6, 7-6 (6), 6-1, 3-6, 6-4.

Dopo sei anni, dunque, si è interrotta la striscia vincente del 23 volte vincitore Major a Londra, che vede così anche sfumare il sogno del Grande Slam. L'iberico, invece, è diventato il terzo vincitore più giovane di sempre nei Championships, dopo Boris Becker e Björn Borg, e ha vinto il secondo titolo Slam in carriera dopo quello di New York, facendo doppietta con il Queen's quest'anno come Andy Murray nel 2013. Nel primo set, come detto, c'era solo il balcanico in campo e il 6-1 parlava chiaro. Nel secondo la reazione del funambolico iberico è arrivata e il break a inizio set è stata una bella dimostrazione di vitalità, ma Djokovic, pur più falloso, ha impattato. Il tennis espresso spiccava per l'intensità: un duello mentale in cui entrambi si sono spesso affidati al gioco in diagonale per aprirsi il campo e colpire sul lato scoperto. L'epilogo al tie-break è stato inevitabile e, in maniera del tutto inaspettata, il tennis robotico del nativo di Belgrado si è dissolto sul più bello.

Alcaraz ha ringraziato e nel terzo parziale i demoni interni del serbo sono emersi, prima perdendo malamente il servizio in apertura e poi piegato dalle proprie incertezze in un quinto game di 26'02 dal sapore di ko. Carlitos ha restituito il favore con il 6-1, sciorinando alcuni colpi da fenomeno assoluto. Il tennis però è lo sport del diavolo e Djokovic ha trovato nel suo modo di stare in campo qualcosa di diabolico, archiviando il tutto sul 6-3 nel 4° set. Nella frazione decisiva il classe 2003 iberico ha innalzato nuovamente il proprio livello, costringendo sempre il suo avversario alla giocata in più e nel valzer delle palle break dei primi giochi è stato l'allievo di Juan Carlos Ferrero a piazzare il colpo nel terzo game. Pungeva come un'ape e volava come una farfalla Carlitos e la chiusura per lui è stata la più dolce sullo score di 6-4.

Un campione destinato a cambiare la storia, con la frase di Rafa Nadal dal sapor di investitura sui social: «Il tennis spagnolo è in buone mani con te». Sipario dunque con le lacrime di Nole a fare da sfondo. «Un sogno che si avvera, orgoglioso del lavoro che sto facendo e dell'esperienza che sto vivendo», le parole a caldo dell'iberico. Nel giorno di Alcaraz è arrivata anche una vittoria italiana: il 18enne tarantino Gabriele Vulpitta (è diventato maggiorenne il 25 giugno scorso) ha trionfato nel doppio maschile juniores in coppia con il ceco Jakup Filip, battendo con un doppio 6-3 il serbo Branko Djuric e il francese Arthur Gea.

È il terzo azzurro a fare l'impresa sui campi londinesei: prima di lui Daniele Bracciali (1996) e Matteo Trevisan (2007).

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