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Osa criticare i giocatori, va sotto inchiesta

Frosini, ds di Reggio Emilia: «Pensano più alle statistiche che alla squadra»

Oscar Eleni

Le migliori giocano, i peggiori litigano. Nel basket italiano che aspetta sempre Godot in maglia azzurra una strana bufera porta un po' di nebbia sulle semifinali per lo scudetto aperte ieri sera dalla sfida fra Milano e Trento, mentre questa sera al Taliercio di Mestre, sempre ore 20.45 diretta sia per la RAI che su SKY, la Reyer Venezia giocherà gara uno contro Avellino. La polemica è stata aperta dall'ex azzurro Alessandro Frosini, direttore sportivo della Grissin Bon Reggio Emilia, la protagonista delle ultime due finali scudetto, eliminata tre a zero da Avellino nei quarti di finale.

In una trasmissione radiofonica locale, Reggio a canestro Frosini se l'è presa con i giocatori italiani del gruppo, quasi tutti molto deludenti in questo campionato: «Gli abbiamo creato degli alibi, hanno pensato troppo alle loro statistiche, al voler stare in campo a tutti i costi».

Analisi dolorosa, di uno che ha vissuto da dentro, che ha confermato i sospetti che avevano in tanti guardando da fuori. Legittimo sfogo, ma non la pensa così l'associazione giocatori che si è scatenata chiedendo i nomi dei giocatori che secondo Frosini avrebbero pensato più a loro stessi che alla squadra. Peggio. La stessa associazione, subito ascoltata, ha chiesto anche che la Federazione intervenga aprendo un'inchiesta sulle dichiarazioni di uno che sul campo ha fatto tanto e come dirigente sta lavorando anche bene. Accontentata subito.

Inchiesta per avere delle conferme? I giocatori si sentono offesi perché qualcuno in società ha detto loro quello che forse dovevano sentirsi dire molto prima? Ora è anche vero che generalizzare, accusare, senza fare nomi non è giusto, siamo d'accordo, anche se basterebbe rileggere i risultati della stagione, guardare il rendimento di molti, per capire a chi si riferisce Frosini.

Eravamo tutti orgogliosi di questa squadra di Reggio dove l'allenatore Menetti ha fatto giocare tanti italiani, dal capitano Aradori a Della Valle, da Cervi a De Nicolao, da Polonara a Stefano Gentile fino a quando è rimasto nel gruppo, prima degli infortuni e del trasferimento alla Virtus Bologna. Dopo due finali scudetto, però, qualcosa si è incrinato.

Ora siamo curiosi di vedere come andrà questa inchiesta federale, cercando di capire se si preferisce un basket per muti piuttosto che uno sport dove qualcuno ha anche il coraggio di dire come stanno certe cose. Frosini doveva fare dei nomi, ma non riusciamo a capire davvero perché ci potrebbero essere gli estremi per una denuncia considerando il giudizio una calunnia.

Sarebbe una svolta nuova per tutto lo sport, figuriamoci cosa potrebbe succedere nel calcio dove, qualche volta, non tante volte, qualche allenatore parla male dei propri giocatori.

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