Pallone a stelle e strisce con le regine ribelli e la rivincita messicana

Le donne sul tetto del mondo, gli uomini ko Il football regala il giorno nero del presidente

Pallone  a stelle e strisce con le regine ribelli e la rivincita messicana

C' è sempre il giorno nero: meglio appuntarlo a futura memoria. Donald Trump non avrà dimenticato la vecchia regola, visto come gli è girato male il 7 luglio. Non bastavano gli inglesi con le dannate annotazioni, non proprio elogiative, del loro ambasciatore a Washington. Ci mancavano ragazzi e ragazze di casa: il calcio gli avrà rovinato un sonnellino pomeridiano.

Ragazze regine, per la quarta volta, dei mondiali; i ragazzi battuti nella finale della Gold Cup e, malasorte da gatto nero, proprio dal Messico che andava murato (nei confini) e non doveva invece murare i sogni Usa. Va aggiunto: il gol del successo va ascritto a Giovani Dos Santos che, come insinua il nome, è ragazzo di sangue misto brasiliano - messicano, allevato dal calcio europeo, ultima stella del calcio Usa a Los Angeles e, ora, fuggitivo nella squadra messicana che si chiama: Club America. C'è da impallidire. E i messicani hanno iniziato a prendersi rivincite.

Storie di pallone che non è lo sport preferito dal popolo Usa, però Le ragazze del calcio, soccer che dir vogliate, contano ormai milioni di tesserate: le liceali giocano al football (made in Europa) come da noi fosse la pallavolo e, se sei brava nel pallone, ti vengono lasciate corsie preferenziali anche nella scelta dell'università da frequentare: quasi ti presentassi con un 10 in pagella, anziché un 8.

Non siamo davanti a Cenerentole, ma mister Trump non ha mai previsto le donne nel suo The real deal, figuriamoci se può sopportarle in uno sport nato per i maschi.

Invece le ragazze sono state una sorta di marcetta stars and stripes a beneficio del resto del mondo: quello che non ha proprio in gran simpatia il presidente Usa. Lui un po' ostico nella visione maschilista («giocate al calcio e parlate poco»), loro sfrontate e perseveranti con l'idea di vincere, e ottenere pari dignità con i maschi nello stipendio da professioniste: hanno conquistato il titolo (la Ct Jill Ellis è l'unica insieme a Vittorio Pozzo ad aver vinto due mondiali di fila) ora aspettano il resto. E Trump è stato un po' divagante nelle risposte.

Non dimentichiamo che, proprio il 7 luglio 1881, Collodi pubblicò i primi racconti di Pinocchio. La storia arriva spesso in soccorso, per chi la conosce. Certo, le ragazze son toste e rispondono con i fatti: Megan Rapinoe, quella che non vuol nemmeno presentarsi alla Casa Bianca, è stata premiata come miglior giocatrice e goleador; Alex Morgan, quella del saluto irriverente con la tazza da thè, è stata seconda miglior marcatrice.

La conflittualità è stata trainante. Buon ultimo il gesto rischioso, a tanti parso casuale, di Allie King che, esultando con Rapinoe e Morgan, ha posato per terra l'amata Flag prima che la raccogliesse la svelta Kelley O'Hara, conscia del putiferio che tal disinvoltura avrebbe creato. Figuratevi se i social non ne hanno approfittato, innescando il loro inferno di verbosità a buon mercato.

Ma tanto non può bastare al Presidente per cambiare il bello (per lui scocciante) della storia. E, magari, avrà preso appunti da un suo predecessore, John Kennedy, che diceva: «Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi».

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