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Pronti, partenza, Sinner. E Jannik quasi passeggia

Piegato Kokkinakis 6-3, 6-0. Difficile, ma stamane sarà numero 2 se nella notte Arnaldi dovesse aver battuto Alcaraz

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Magari stamattina ci siamo svegliati sapendo che Jannik Sinner ha festeggiato la certezza che tra dieci giorni sarà numero due del mondo. Non dipendeva solo da lui nel rientro dopo il trionfo di Rotterdam contro Kokkinakis, ovvero il suo primo match ad Indian Wells che incrociava il destino con quello di Carlos Alcaraz. Ma a fargli un regalo potrebbe essere stato Matteo Arnaldi, che nella nostra notte fonda ha incontrato proprio lo spagnolo e, battendolo, poteva fare il un regalo all'amico-compagno di Davis. Quasi un miracolo, ma valeva crederci.

In ogni caso Jannik comunque ha inaugurato la tappa in California faticando solo i primi sei game: sul 3-3 ha messo il turbo col servizio, mettendo confusione nella testa dell'australiano. È finita 6-3, 6-0, la missione continua: «Ho fatto un po' fatica all'inizio, ho cercato di avere il feeling con la palla e alla fine ci son riuscito. Il mio obbiettivo resta andare passo dopo passo, devo dimostrare a me stesso ancora qualche cosa. Ho lavorato molto prima di arrivare qui in palestra, credo si sia visto. E qui mi diverto, c'è qui mio papà ed è divertente anche per il mio team».

E dunque la sfida continua, senza dimenticarsi di Novak Djokovic che punta a vincere un torneo dal quale mancava, per vari motivi, da 5 anni: «Mi spiace che Rafa non ce l'abbia fatta, da lui e Federer ho ricevuto le lezioni più importanti della mia vita. Ricordo di aver sentito McEnroe di recente dire che quando Borg si è ritirato, per lui è stato come se si fosse ritirata anche una parte di se stesso. E per me la sensazione è molto simile. Però sono ancora pronto a giocare il mio miglior tennis. E a vincere». D'altronde in California si dice che possa succedere di tutto, anche per esempio che Fabio Fognini torni a vincere un match di un Masters 1000 dopo un lungo periodo passato tra un Challenger e l'altro per ritrovare un po' dell'antica gloria. Una storia a lieto fine insomma e un comportamento ammirevole, da campione diciamolo, perché altri avrebbero mollato da tempo. E invece a 36 anni suonati e dopo infortuni e operazioni Fabio non si è arreso: ha sconfitto in tre set e in rimonta Zapata Miralles dimostrando che la sua fama di bad boy è ormai sfumata in una maturità che gli fa onore.

E in un successo che sicuramente ha procurato anche a lui un buon risveglio.

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