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Marchisio costretto a scusarsi con tutti vittima del politicamente corretto

La Rai offesa per il "non vedente" ​e lui deve farsi perdonare dai ciechi

Marchisio costretto a scusarsi con tutti vittima del politicamente corretto

Un vecchio cronista come me, in cinquanta e passa anni di lavoro (si fa per dire), ne ha viste tante e non si scandalizza mai neanche leggendo i fatti più assurdi. Ho lo stomaco di uno struzzo, pertanto digerisco quasi tutto; ma non tutto. Segnalo che l'ultima, letta ieri, non mi va giù nemmeno con il bicarbonato di sodio. Udite, cari lettori. Il grande calciatore della Juventus, Claudio Marchisio, mercoledì scorso non ha disputato la partitaccia giocata dalla propria squadra contro l'Inter, a San Siro (semifinale di Coppa Italia), per motivi di forma fisica.Succede. Si è dovuto accontentare di seguirla in tivù nel salotto di casa. E a un certo punto ha notato che il suo compagno Zaza è stato ammonito dall'arbitro per aver scalciato un avversario. Provvedimento disciplinare ingiusto, secondo Marchisio (e anche secondo me, che non sono juventino neanche in percentuale omeopatica). Cosicché il calciatore convalescente, non ha resistito al desiderio di digitare un tweet allo scopo di sottolineare la topica rimediata dal direttore di gara e dal telecronista. Ecco il breve testo: «Ammonizione Zaza. Dicono che ha scalciato. Telecronaca fatta da un non vedente».Mentre l'arbitro non ha commentato il giudizio sintetico del centrocampista piemontese, essendo forse avvezzo alle opinioni contrarie alle proprie (che fanno testo), la Rai, invece, se l'è presa a morte con lo speciale spettatore, affermando che questi era stato offensivo non solo nei confronti del telecronista, ma anche dei «non vedenti». Cosicché Marchisio, per placare le ire del capo di Raisport, Carlo Paris, è stato costretto a scusarsi onde porre fine alla querelle.Ormai il politicamente corretto ha raggiunto livelli grotteschi. Dare del «non vedente» a un telegiornalista che ha preso lucciole per lanterne, o non ha visto un tubo, è un «reato» di lesa dignità, una ingiuria verso un iscritto all'ordine dei redattori. Il senso di questa interpretazione linguistica ci sfugge: cosa c'è di male nel dire a un tizio, sia pure incaricato di raccontare un evento sportivo, che è «non vedente»? D'altronde, uno che non vede o è distratto o non vedente. Tertium non datur.Marchisio avrebbe potuto usare un termine diverso, per esempio: cieco. Ma cieco è vietato dai sacerdoti del politicamente corretto. Dei concetti non importa nulla a nessuno, le parole viceversa sono diventate pomi della discordia. Sui sostantivi leciti e su quelli illeciti si aprono quotidianamente dispute, scoppiano vere e proprie guerre. Il significato di una espressione non conta, la semantica è stata azzerata; siamo però all'esaltazione dell'eufemismo teso ad addolcire la realtà. Tutto ciò è di una stupidità sconvolgente.Il sordo non è meno sordo se lo chiami audioleso. Il negro non è meno negro se lo chiami nero. L'orbo non è meno orbo se lo chiami ipovedente. E il cieco non è meno cieco se lo chiami non vedente. Mi domando perché solo i poveri stitici continuino a essere chiamati impunemente stitici anziché non defecanti.

Caro Marchisio, la polemica in cui è stato coinvolto, mi dia retta, è una cagata pazzesca.

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