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A rapporto da Malagò E le Leghe fanno lega contro il commissario

Mossa politica pro-Tavecchio. I poteri d'indirizzo Coni per il ct. Ulivieri sul favorito: "È inadeguato e chi lo sostiene è peggio"

Carlo Tavecchio
Carlo Tavecchio

Il fronte “no Tav(ecchio)” arruola fanfare e qualche fanfarone, si sprecano gli interventi contro, il razzismo come stella cometa fingendo di ignorare il problema vero: l'inadeguato resta inadeguato. E oggi toccherà a Malagò toccare con mano: avrà un confronto separato (Albertini di mattina e Tavecchio al pomeriggio) con i candidati presidenti. Chissà non gli riesca di spiegare a ciascuno il suo. E cioè che, insieme, non fanno un autentico presidente federale, nemmeno un Abete che poi non è tanto. Oggi il n.1 del Coni proverà a persuadere i due al passo indietro, non potrà imporre, ma spiegare e chiedere un atto di buona volontà verso il calcio, non solo verso interessi di parte. A loro volta, i due dovranno spiegare programmi, progetti, idee sulle campagne antirazzismo e antiviolenza, e parlare del futuro ct e della squadra di governo. Albertini ieri ha mostrato le carte via web, tirando uno sgambetto a chi appoggia l'avversario: «Qualcuno lo vota per la persona, qualcuno per la carica. Lo hanno appoggiato senza neanche sapere il programma». Il Coni non ha potere di veto sulla composizione del consiglio federale, ma va informato preventivamente sulla nomina del ct e, grazie all'articolo 28 bis dello statuto, deve essere preventivamente consultato sulla nomina del direttore generale. E qui si giocano le carte più pesanti dell'ente.

Probabile che Malagò non riesca nell'impresa di far desistere i contendenti, ma il tentativo va fatto. Ieri Petrucci, dall'alto di 14 anni di ex presidenza Coni, ha ricordato che l'ente non si può intromettere nell'elezione federale e quindi l'idea del commissario può andare a buon fine solo se il calcio si metterà nelle condizioni di farsi commissariare. E le leghe, che temono il commissario come la peste, ieri si sono strette e ricompattate (azione di valore politico) per ricordare in un comunicato congiunto che «non esiste alcun presupposto per commissariare: né di carattere formale, né di carattere sostanziale. La Figc ha diritto e dovere di determinare in modo autonomo, trasparente e democratico i suoi organismi dirigenti». Aggiungiamo: per ora. Petrucci, nel caso si verifichino le condizioni, ha auspicato un Malagò commissario. Ma non si può essere reggente di una federazione alla quale, con l'altra mano, devi tagliare i contributi.

Nel frattempo il tam tam “anti Tav” continua: ieri è intervenuto Marco De Giorgi, direttore Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio. Renzi proprio non vuole zittire i suoi soci. E ci ha fatto sapere: «Le parole di Tavecchio sono sicuramente gravi, sia per il contenuto, sia perché pronunciate in un'assemblea pubblica». Hanno fato pollice verso alcuni presidenti di società dilettanti toscane. Ad occhio stessa matrice di cui sopra. Poi si sono associati i Cinque stelle ricordando le condanne subite dal Tav, ma dimenticando che, dopo dieci anni, il codice penale concede la riabilitazione. E, in quanto a polvere nascosta sotto il tappeto, nessuno nel mondo del pallone può alzare la mano: probabilmente neppure Albertini. Ma la situazione più buffa di questa guerra del razzismo mascherato sta nei numeri. Dopo tutto il polverone, quanto ha perso realmente Tavecchio? Lo hanno ufficialmente abbandonato Fiorentina e Sassuolo, il Brescia in B. Dunque? L'1,43 per cento. Cioè quasi niente. Quanto ha ancora in mano? Il 67,37 per cento. L'aritmetica non regala molte chances di ribaltone: un club di serie A vale lo 0,6%, uno di B lo 0,23% e uno di lega Pro lo 0,28%.

Quindi? Servirebbe che ognuno mettesse mano alla coscienza e ragionasse come Renzo Ulivieri, che rappresenta gli allenatori e non si è nascosto dietro alla banana. Spiccio di lingua e nei concetti. «Tavecchio è inadeguato e con un occhio solo, quello dell'imprenditore. Ma ancora peggio sono i suoi sostenitori a partire da Lotito. Certe sue frasi rispecchiano un modo di essere. Basti pensare al titolo del progetto che aveva presentato sul calcio femminile: “Spogliati e gioca...”. E proprio nelle sue mani il calcio femminile sta morendo». Poi è vero che pure Ulivieri ha polvere sotto il tappeto, essendo stato condannato per il calcio scommesse del 1986. Invece Tavecchio è stato bravissimo nel gestire affari con i campi sintetici. Chissà se un po' di polvere...

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