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"Reider è un genio. Jacobs con lui saprà tornare grande"

L'ex velocista che collabora col team del nuovo coach di Marcell: "Quel gruppo è al top"

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Il nuovo mondo di Marcell Jacobs visto da chi lo conosce bene.

Il campione olimpico di 100 e 4x100 a Tokyo ha deciso di separarsi da Paolo Camossi, lo storico coach che lo ha portato al successo, e di lasciare Roma per andare negli Stati Uniti ad allenarsi con Rana Reider, uno dei tecnici più accreditati nello sprint.

Da fine ottobre, il gardesano si allenerà a Jacksonville, nel campus dell'Università della North Florida, con l'obiettivo di riprovarci a Parigi e regalare altri successi all'Italia.

Una scelta forte, per Jacobs, ma che non rappresenta un salto nel vuoto come ci ha confermato Simone Collio, milanese, ex velocista da 1006 nei 100 e coordinatore della divisione performance di Wintecare, azienda che da anni fornisce supporto al team di Rana Reider.

Dopo aver corso sulle piste di tutto il mondo, Collio è diventato un fisioterapista di professione, che si occupa dell'aspetto riabilitativo e di recupero muscolare.

«In America - spiega il 43enne di Cernusco sul Naviglio - questa figura viene spesso abbinata all'assistant coach. Sei sempre sul campo e dai una mano al coach quando gli atleti si allenano in pista».

Dopo due anni costellati proprio da infortuni muscolari in cui ha faticato a ritrovare la forma di Tokyo, per Jacobs potrebbe essere - chissà - un nuovo inizio.

Simone, che gruppo è quello che c'è in Florida?

«Il gruppo di Rana è formato da diversi atleti internazionali. Come il giapponese Sani Brown, l'americano Trayvon Bromell, il canadese Andre De Grasse e sua moglie Nia Ali. Al momento, sono 13 atleti sicuri, ma ne arriveranno altri, altrettanto forti».

Avere Jacobs renderà il lavoro più esaltante?

«È probabile che Marcell venga in Florida con Alberto Marcellini, suo fisioterapista e valido collega. Quello che più importa in questo momento, è mettere Marcell nelle migliori condizioni per allenarsi. Rana Reider ha una capacità di riuscire a gestire, capire e interpretare l'atleta in poco tempo, adattando la metodologia a quelle che sono le sue caratteristiche. Dalla sua parla l'esperienza maturata in 30 anni di attività».

Non tutti sono d'accordo con Jacobs su questa scelta di andare negli Usa e cambiare il coach l'anno prima dei Giochi. Cosa ne pensa?

«Ritengo che un atleta è liberissimo di scegliere quello che ritiene ideale per i suoi obiettivi. Ma vorrei fare un appunto. In Italia facciamo molta fatica a dissociare la figura dell'atleta dall'allenatore.

In America, invece, è molto frequente che gli atleti cambino l'allenatore da un anno all'altro. Lo stesso Kerley (l'americano battuto a Tokyo da Jacobs, ndr) ha appena cambiato il coach».

Chi è Rana Reider?

«È una persona ambiziosa, non semplice, nel senso che ha il suo carattere, molto forte, ma è così con tutti i grandi allenatori. Pensiamo al carattere che aveva Carlo Vittori, era una persona semplice? No, ma era un genio della metodologia e dell'allenamento ai suoi tempi. Così come lo è ora Rana Raider».

Jacobs ha scelto la Florida anche per la possibilità di allenarsi insieme a tanti campioni.

«In Europa non ci sono gruppi di lavoro così importanti, mentre negli Stati Uniti forse un paio. Alla fine, era logico che finisse qui. Se ha scelto di andare in America, è perché Marcell ha bisogno di stimoli, che può avere con compagni di allenamento nuovi, strutture all'avanguardia e un ambiente professionale.

E poi, ma questo è un mio parere personale, è anche un modo per lui di uscire un po' da quelle che sono le dinamiche italiane: parlo delle interviste, delle sponsorizzazioni e di tutto il resto che c'è al di fuori della pista, così potrà concentrarsi a pieno sulla preparazione olimpica.

Quello, se interpretato bene da Marcell, sarà un grande vantaggio».

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