Rio 2016

Rio, la favela di Mangueira organizza “terrazze vip” con vista sul Maracanã

Gli abitanti della baraccopoli che si affaccia sullo stadio di Rio de Janeiro si sono organizzati per racimolare qualche soldo con turisti e giornalisti stranieri. Ovviamente, churrasco e funk carioca sono inclusi nel prezzo

Rio, la favela di Mangueira organizza “terrazze vip” con vista sul Maracanã

Il Cristo è lì in alto, con il Maracanã che esplode di colori ai suoi piedi. Circondata dai morros (favelas) di Salgueiro, Formiga e Andaraí, la finestra di Roselena Anastácio è spalancata sullo stadio. I rumori degli elicotteri rivaleggiano con il mix sonoro che va dal funk batidão al samba. Con un occhio alla televisore e l’altro allo stadio, non si stanca di dire: "Gente, como é bonito!". Ragazzi, che bello che è. La signora Rose, come ama essere chiamata, vive sul morro de Mangueira da tutta la vita, in una località chiamata Pedra. "La città è stata rammendata in tutta fretta. E questi rammendi non dureranno a lungo: Rio tornerà presto alla normalità. È solo un modo per impressionare i gringos e la stampa straniera", osserva col tipico cinismo dei brasiliani che vivono nelle favelas. È gente che ha visto di tutto nella propria vita: dalla truculenza di narcos e polizia, ad un Papa che sceglie di dormire da queste parti quando viene in visita ufficiale a Rio de Janeiro.

E durante la notte di inaugurazione delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, sui tetti delle casette in muratura della Mangueira i giornalisti stranieri non sono davvero mancati. Animata dalle canzoni di Musica Popolare Brasiliana e in samba di carnevale, la favela ha attirato flash e telecamere di tutto il mondo. Solo vicino alla casa di Rose, rivolta verso il Maracanã, si assembrano 14 squadre con 26 giornalisti, quasi tutti stranieri.

"È un momento di grazia. Almeno ora, giusto?", dice Rose, che mai si sarebbe aspettata l'inaugurazione di una Olimpiade di fronte a casa sua. La sua famiglia ha affittato cinque terrazze a tetto. Alcune di queste "terrazze vip" hanno incluso nel prezzo samba, birra, churrasco di carne, vinagrete e farofa. Per aperitivo, i salgadinhos, tipici spuntini caricas.

Al suono di “Cheia de Manias”, del gruppo Raça Negra, la cuoca Jaine Spirito Santo - che vive a Mangueira da un decennio - non ha perso l’opportunità di cantare. Così lo spettacolo pirotecnico del Maracanã ha avuto la sua colonna sonora locale - ed esclusiva per gli ospiti. Jaine spalanca le porte di casa con un gran sorriso: ha simpatia ed un evidente talento da anfitriona. Indossa un vestito nuovo, unghie appena dipinte, rossetto fiammante. Rilascia interviste a raffica mentre il marito, Hermes, gestisce la grigliata improvvisata a terra. "Mangueira è una comunità molto povera - racconta lei -, a volte si sentono i rumori degli spari. Dicono che i ragazzi stanno testando le armi. Ma oggi è un giorno di pace".

Mangueira è stata ufficialmente "pacificata" nel 2011. Secondo Rogério Vaz, guida turistica, la notte di apertura delle Olimpiadi è stata speciale per gli abitanti dei quartieri poveri, e in particolare per Mangueira. Vaz ha portato 50 persone, tra giornalisti e operatori, fino ai tetti di pietra delle casupole della favela, tutti con vista privilegiata sul Maracanã. Giornalisti tedeschi, argentini, cileni, portoghesi e americani. "Oggi è tranquillo. Tutto a posto", sottolinea. Ogni gruppo ha pagato 120 reais (circa 35 euro) per l'affitto del tetto. I mototaxi - e cioè taxisti (illegali) in moto - hanno portato i giornalisti fino alla loro destinazione finale, affrontando strade che i - veri - taxisti non possono risalire perché troppo impervie, o non vogliono farlo per paura di essere rapinati o di lasciarci la pelle. Nei giorni normali, la corsa costa 3 reais (meno di un euro), ma considerando il periodo di festa - e che i clienti erano gringos -, il valore è salito a 5 reais. Bagagli a parte.

Secondo Thiago Santana Peçanha, vice-presidente dell’associazione degli abitanti della favela da Mangueira, il denaro raccolto durante la notte è stato diviso tra le guide turistiche della favela e trai proprietari dei tetti affittati. "Noi non abbiamo ottenuto alcun beneficio dalle Olimpiadi", si è lamentato. Secondo i suoi calcoli, il denaro utilizzato nella ristrutturazione del Maracanã corrisponderebbe a sei volte l'importo necessaria a fornire alla favela infrastrutture di base, come fognature o elettricità regolare. "La festa avviene nel nostro cortile ma, purtroppo, non siamo stati invitati”.

Aprire i vicoli della baraccopoli alla stampa internazionale significa portare avanti un’azione che va al di là di una semplice visita turistica: "Con la stampa che circola qui abbiamo l’opportunità che il mondo scopra come viviamo. E, di qui, fare pressioni sulle autorità locali", ha dichiarato Peçanha. Il denaro raccolto con la promozione olimpica, naturalmente, aiuta. Ma è ben lontano dal soddisfare tutti. "Vorrei così tanto essere lì dentro", sospira Caroline Felicio, casalinga, mentre allatta al seno Ykaro Phyetro, quattro mesi. Volgendo lo sguardo verso il Maracanã, in attesa di un altro spettacolo pirotecnico, aggiunge: "Guardare i fuochi d'artificio non basta.

Manca l'emozione che sta contagiando le persone lì dentro”.

Commenti