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Seb: «Il mio show? Omaggio ai tifosi dopo tutti quei fischi»

Non conta quel che ha fatto in gara. Si sapeva l'avrebbe fatto. Zero sorprese. Corsa sempre in pugno nonostante gli artifici gommiferi, i pit ingarbugliati, le strategie, gli azzardi. Sesta vittoria di fila, a un passo dal record di sette di kaiser Schumi. E quarto titolo di fila come Michael e Fangio. Ma anche qui si sapeva che Seb Vettel avrebbe ottenuto tutto ciò. Non si sapeva invece quel che avrebbe combinato una volta tagliato il traguardo, una volta sotto le tribune, quando ha detto al box «questa volta no», questa volta bando al protocollo, alle regole, al rientro e ai controlli, «faccio a modo mio». Donut lo chiamano: trattasi di ruote fumanti, volante sterzato e auto che disegna cerchi sull'asfalto con le gomme posteriori che urlano e fumano e impazziscono come il pubblico che assiste. «Glielo dovevo» dirà il quattro volte campione del mondo. E il governo dell'auto che cerca lo spettacolo in modo artificiale con i Gp devastati da sorpassi finti e ali mobili e gomme, il governo della F1 quando si trova spettacolo vero gratis che cosa fa? Lo punisce. Seb processato dopo i brindisi. Reprimenda. Altre due e gli toccherà partire dieci posti indietro in griglia. Ovviamente lui se ne frega. Un po' meno il team che comunque ha dovuto sborsare 25mila euro di penale.
Ma tant'è, giri su giri, fumo su fumo, poi in ginocchio e in adorazione davanti al muso della sua Red Bull diventata Dea. Figlia divina del dio tecnico Adrian Newey. Grande felicità, che Vettel racconta così: «Ho attraversato il traguardo e a quel punto mi sono sentito vuoto... Non avevo neppure pensato a celebrare la vittoria in questo modo. Semplicemente mi è venuto così... È successo che un attimo dopo, quando il mio ingegnere mi ha detto di rientrare, ho risposto di no. Ci sono tante persone in tribuna, dovevo farlo». Quindi, come è giusto, qualche sassolino. Come quando ha detto «so che la gente pensa sia stata una stagione facile. Non è vero niente...». Come quando ha aggiunto «a livello personale è stato un anno particolarmente duro. Non mi è piaciuto ricevere fischi in diverse gare (si riferisce a Spa, Monza e Singapore, molti dei quali dal tifo di rosso vestito). Non mi è piaciuto perché non avevo fatto niente di male, ma non ce l'ho con i ferraristi, li capisco, fa parte dello sport, uno mi ha anche scritto scusandosi. Aver comunque superato quel momento, aver risposto con i risultati in pista, mi rende ora molto orgoglioso». Tanto quanto aver raggiunto i grandi della F1. «Già, io come Schumi e Fangio e Prost, averli affiancati è una cosa incredibile... Questo è uno dei giorni più belli della mia vita».
Giorno un filino meno felice in casa Ferrari. Grazie al secondo posto di Rosberg la Mercedes ha scavalcato la Rossa nei costruttori. Ai tifosi importa niente, a Maranello importa molto perché si parla di milioni di euro in palio. Colpa della iella di Alonso, certo. Che ha pagato con un tamponamento le scorribande al via di Raikkonen e Webber. Ma colpa anche della strategia scelta partendo in pieno traffico. Fernando dirà: «Vettel? Nello sport vince il migliore. Quattro titoli dicono che è un grande... Ma sui primati ci sono sempre opinioni diverse. È lo sport. C'è chi dice che Senna sia il più grande, ma ne ha vinti solo tre; altri dicono Schumi con sette... Se con la stessa auto l'avrei battuto? Non è il giorno per immaginare, è il giorno per congratularsi con lui. Quanto a noi è il giorno per ripartire a lavorare ancora più duramente». Più sintetico Massa: «Adesso Seb è come Senna».

Punto.

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