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Spalletti fa lo psicologo. "L'Inter non è depressa"

Il tecnico ritrova Icardi, ma non lo vuole rischiare. "Periodo devastante. Poca reazione: ora orgoglio"

Spalletti fa lo psicologo. "L'Inter non è depressa"

Icardi c'è, l'Inter molto meno. Il ritorno del capitano, seppure non dal primo minuto, è una boccata di ossigeno per un ambiente che, di questi tempi, respira a fatica. Anzi, è proprio in apnea. I numeri parlano chiaro: nelle ultime dieci partite di campionato il bilancio è di una sola vittoria, sei pari e tre sconfitte. Per non parlare di certe prestazioni, non degne di una società gloriosa come la Beneamata. Insomma, basta così, urge uno scossone. Ora o mai più.

Questa sera al Meazza arriva il Benevento, fanalino di coda, ma nelle ultime dieci giornate ha fatto gli stessi punti dell'Inter: nove. I tifosi, loro sì meriterebbero di vedere una reazione d'orgoglio dai propri beniamini. Servono tre punti, fondamentali per non perdere di vista Roma e Lazio, rivali dirette per la corsa Champions. Benevento che è l'ultimo avversario morbido - anche se i precedenti con le piccole, leggasi Sassuolo, Spal e Crotone, non sorridono affatto ai nerazzurri - prima del trittico di gare che vedrà l'Inter impegnata nel derby, a San Siro con il Napoli e poi a Marassi contro la Samp. Calendario tosto per un'Inter che, in questi due mesi, è sembrata un agnellino pronto al patibolo. Come sabato scorso, a Genova, quando un beffardo autogol e una rete di Pandev hanno messo a nudo, ancora una volta, tutti i limiti di una squadra involuta completamente.

«Non siamo depressi». È il monito di Spalletti da Certaldo, che deve indossare la veste di psicologo ma, per il momento, senza successo. «Cosa non va? Stiamo attraversando un periodo devastante, bruttissimo, ma non siamo con la depressione addosso che ti uccide e non ti fa reagire. Non abbiamo questa malattia qui. Questo è un periodo brutto, ma per quel che riguarda l'obiettivo che vogliamo raggiungere è sempre alla portata. Intatto. Molto vicino. Ce l'abbiamo sempre in mano, dipende da noi. Le soluzioni le abbiamo dentro noi stessi».

È mancata la voglia di crederci, di sudare per la maglia, di sputare sangue: «C'è stata poca la reazione, ci vuole più orgoglio». Oltretutto, sono mancati tanti punti. Punti preziosi. Serve un'inversione di rotta. «Il nostro avversario ora continua Spalletti -, è la vittoria. Ci siamo preparati benissimo: domani affrontiamo il Benevento ma poteva esserci qualunque altra squadra, anche il Real Madrid e noi l'avremmo preparata allo stesso modo, il nostro avversario ora è la vittoria». Ripete quasi come un mantra il mister nerazzurro, che dovrà affrontare la delicata sfida di San Siro chi l'aveva detto? - con molti acciaccati. Da Miranda a Rafinha, da Perisic allo stesso Icardi. Tutti convocati ma reduci da guai fisici vari e, dunque, non al meglio. «Mauro? È rischioso farlo giocare dall'inizio». Allora di nuovo in campo dal 1' Eder, mentre Karamoh partirà dalla panchina. Da subentrato, infatti, può far più male.

Infine, a precisa domanda sulle parole di fiducia del responsabile dell'area tecnica di Suning Walter Sabatini («Luciano resta il migliore») e dell'amministratore delegato Antonelli («È il nostro condottiero e ci porterà in Champions»), Spalletti ha risposto così: «Significa che c'è la volontà di creare un percorso. Ma bisogna fare punti». Adesso, basta parole. Servono i fatti.

I tifosi non chiedono e non si aspettano altro.

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