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Lo spogliatoio come saloon Quando Mancini alza il tiro

I dissidi con i grandi: da Tevez a Balotelli fino ai nerazzurri Osvaldo e Jovetic Ma l'allenatore dell'Inter non ci sta: «Scarso feeling con i giocatori? Non è vero»

Lo spogliatoio come saloon Quando Mancini alza il tiro

Quel rissoso, irascibile, carissimo Roberto Mancini: «Scarso feeling con i giocatori? Non è vero ma lascio dire».Andiamo al sodo, gennaio di quest'anno, mentre dà indicazioni a bordo campo durante Inter-Genoa, vinta, Mancini viene centrato da un siluro di Andreolli che rinvia male. Cade, viene soccorso ma immediatamente si riprende e ci scherza sopra: «Andreolli? Ha finito di giocare nell'Inter!». E tutti a ridere. Poi Andreolli è finito al Siviglia, il 31 agosto 2015 viene ufficializzato il suo trasferimento, il 21 novembre contro la Real Sociedad si rompe il tendine d'achille, stagione finita. Ma allora gli ha tirato una macumba, però, ma quanto è rancoroso? E tutti a ridere, tranne Andreolli. Ma non ci sono le prove, come per l'accaduto nello spogliatoio domenica sera, qualcuno della Lazio ha sentito urlare, troppo poco, il Mancio ha detto che sono fantasticherie, all'uscita nessun ferito, solo Melo con le api in testa che zoppicava perché tirare un calcio alla testa di Biglia è stato un gesto atletico non indifferente, gli è andata bene a non essersi infortunato più seriamente lui del laziale. Tre giornate di squalifica.Se qualcuno pensa che Mancini non avesse il diritto di metterlo al muro può anche abbandonare la lettura, come con Carlitos Tevez ai tempi del City. Squadra seconda in Premier, reduce dalla vittoria sul Chelsea e in vantaggio sul Newcastle, durante l'intervallo l'Apache si mette a strillare come un'aquila: «Siamo troppo difensivi, così non va, non mi diverto». Il Sun scrisse che solo l'intervento di alcuni giocatori avrebbe evitato il peggio. Nella ripresa, non subito, il Mancio ha tolto Tevez dal campo e l'argentino quando è uscito gli ha stretto la mano. Bravo figliolo Carlitos, ci manca, risse, arresti, l'adolescenza turbolenta in un barrio: «Senza il calcio sarei morto o in galera». Ma non ci sono prove su quanto è realmente successo quel pomeriggio nello spogliatoio del ManCity. Ci sono invece per Adem Ljajic quando quell'antipatico episodio di Delio Rossi si consuma en plein air e in diretta tv. Il serbo ha fatto volare parole pesanti, il mister i cazzotti. Adem è uno che la mette giù sempre molto pesante, domenica sera poco tonico nel riscaldamento, ma era già accaduto e notato in altre occasioni, se non è titolare fa l'offeso e si dimentica di essere un tesserato. Il Mancio lo voleva mettere ma gli sembrava un premio e non riusciva a decidersi, poi ha trovato il colpo, dentro lui, fuori Jovetic, un altro che aveva giocato una frazione di tempo a modo suo. Un precedente quando il montenegrino convalescente voleva rispondere alla chiamata della sua nazionale. Rispose alla convocazione ma senza giocare. Poi Osvaldo, seccato come un bambino perché Icardi allo Stadium non gli aveva passato il pallone, uscì dal campo gridando al Mancio: «Prenditela con lui che non sa giocare». Poca vita, prima gli chiudono l'accesso alla Pinetina, poi l'Inter gli fa causa, appellandosi al Collegio Arbitrale, per la rescissione del contratto e un risarcimento. Altri ed eventuali, non sono emersi, lo spogliatoio è un saloon con i gangster in mutande ma non sempre c'è dentro una gola profonda. Il Mancio è salvo. La storia con Balotelli? Lasciamo perdere.

Guarin domenica sera ha gridato a Jovetic: «Cosa fai, ti rivolti contro il capo?».

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