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Tanjevic, 70 anni e un'idea «Io presidente del basket»

Oscar Eleni

Oggi Bogdan Boscia Tanjevic, allenatore di basket, l'uomo che sussurra ai cavalli capaci di giocare a basket anche se non tutti di razza, un genio, un leone che ha vinto tantissimo in tutta Europa, brinderà ai suoi settant'anni nella casa di Trieste, la Camelot dopo la vita a Sarajevo, amata e perduta con dolore negli anni della sporca guerra, dove era arrivato da Pljevlja cittadina del nord est montenegrino dopo gli studi e la vita nel grande basket alla fortezza di Belgrado come giocatore.

Il Montenegro è la nazionale che allena oggi, dopo aver portato l'Italia all'oro europeo nel 1999, la Turchia all'argento mondiale nel 2010, come nel 1981 quando a 34 anni gli affidarono la Jugoslavia. Nel suo viaggio verso la gloria due titoli con la Bosna Sarajevo che portò a vincere la coppa Campioni contro Varese nel 1979, uno scudetto in Francia col Villeurbanne (2002) l'anno dopo aver vinto il titolo col Buducnost in Serbia, 2 vittorie col Fenerbache ad Istanbul, il tricolore del 1996 (oltre alla coppa Italia) con Milano, anche se il capolavoro italiano è Caserta per i giovani che ha lanciato, per le 8 finali fatte, per la meraciglia di quella società.

Il caso vuole, caro Boscia che stasera vadano in campo da avversari, come allenatori Dell'Agnello con Caserta e Vincenzo Esposito con Pistoia. Per chi farà il tifo? «Intanto grazie per gli auguri, in realtà non sono 70, ma 35, metà in Jugoslavia, quella che era la mia nazione e 35 qui in Italia, la mia seconda vita, anche se poi ho girato parecchio. Tiferò Caserta, ma in campo ci saranno due veri allenatori. Sandro Dell'Agnello il mio combattente preferito, lui morsicava tutto, Vincenzo il talento che poi il mio assistente Marcelletti ha portato allo scudetto. Non voglio regali, anzi, ne vorrei uno: allenare ancora per trent'anni, non posso farne a meno. Mi avrete fra i piedi ancora per molto tempo».

Un toscano al caffè rosso tanto per far arrabbiare i medici che non tanto tempo fa lo misero in chemio: «Tutto a posto, la prossima visita di controllo fra un anno, prima era ogni sei mesi». Trovarlo in una festa di famiglia, sentire ancora la sua energia che ha lanciato giovani di talento affascinato da Luka Doncic, lo sloveno classe 1999 che illumina il Real Madrid che gli ricorda il suo Bodiroga lanciato in serie A a 17 anni: «Sono tanto simili, testa, talento, qualità per guidare una squadra anche da ragazzini. Bodiroga aveva tutto e se avesse continuato a giocare da play o guardia sarebbe stato un crac, lo è stato anche da ala forte. Per il ragazzo di Lubiana sarà Nba di sciuro, loro amano queste sfide».

Caserta, Trieste che ama e va a vedere («Progetto, lavoro, serietà, gran pubblico e grande allenatore con Dal Masson») e Milano nel cuore, una spina l'esclusione in coppa. E un'idea fissa: diventare presidente della nostra federazione: «Ci riuscirò, vedrete, con me non avremmo aspettato il 2019 per avere due promozioni... C'è bisogno di ricambio e la serie A non produce perchè la vita con una retrocessione è troppo comoda. Meglio la A2, almeno mi ricordo i nomi, tanti italiani, di molti della serie A non fai tempo a capire chi sono». Auguri Boscia anche se per diventare presidente servirebbe un miracolo.

Ma lui ne è capace.

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