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Un'altra figurina di valore per l'album della serie A

Un'altra figurina di valore per l'album della serie A

B en venga Zlatan Ibrahimovic. Ha trentasette anni? E allora? Può insegnare calcio a molti millennials, può richiamare folla e attenzione, è un valore aggiunto, professionale e tecnico. Perché il calcio italiano ha bisogno di gente di questo calibro, Ronaldo o Ibrahimovic, su bilance differenti ma con peso analogo, perché il desiderio di chi ama il football è di vedere gente che sappia frequentarlo non a parole, non con le tattiche più astruse ma con i fatti. Il football italiano è in crisi di risultati e alla ricerca del passato smarrito.

Si festeggiano gli zero a zero come fossero vittorie illustri, si accettano batoste delle nazionali giovanili sperando in tempi migliori e si è perso di vista che il cartellone teatrale richiede nomi e cognomi, di certo non vuoti o reduci e sopravvissuti. Ibrahimovic è un ritorno allegro, al di là della nostalgia, è l'uomo che manca a Milano, non soltanto al Milan, è la figura che va ad aggiungersi a quella di Cristiano Ronaldo per l'oooh che provoca la sua eventuale assunzione nella fabbrica rossonera. Arriva dall'America, dopo disneyland, rientra nel football più vero e di sostanza. Non c'è rischio, non c'è controindicazione se non da chi non ha ancora capito dove stia andando questo gioco. L'età dei campioni ha un valore relativo se essi sono in condizione fisica più che accettabile.

Ibrahimovic ha dimostrato anche nell'altro mondo di essere un campione dell'altro mondo, i suoi gol e le sue prestazioni hanno convinto i soliti sospettosi e superficiali. Se il Milan riuscirà davvero a portarlo a Milano avrà fatto un colpo.

Non sensazionale, per stupire i borghesi, ma per restituire al nostro campionato un'altra figurina smarrita o stracciata.

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