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Va bene un Diavolo cinese, ma non nerazzurro

Albertini: "Io non sono interista". E Costacurta aggiunge: "Non provino a chiamarmi"

Va bene un Diavolo cinese, ma non nerazzurro

Un bandierone milanista su campo bianco e sopra la scritta su tre righe: «IO NON SONO INTERISTA», tutto maiuscolo perché non sfuggisse a nessuno. Ecco il tweet, secco e appuntito come una freccia, pubblicato ieri mattina da Demetrio Albertini col quale è cominciato il pomeriggio tragico del Milan di oggi a metà strada tra Fininvest e cinesi.

In verità la stoccata, spedita da una vecchia gloria dell'era berlusconiana, considerato tra i candidati del prossimo ciclo, è stata spedita a Marco Fassone, ad in pectore del club rossonero che ha appena portato a termine la prima assunzione, scovando tra i ranghi interisti, Massimiliano Mirabelli, per l'incarico, delicatissimo, di direttore sportivo. All'affondo di Albertini, ha fatto seguito, a stretto giro d'intervento televisivo, lo schiaffo di Billy Costacurta, anche lui finito nell'elenco dei papabili, il quale sull'argomento è stato ancora più acido. «Che non si permettano nemmeno di chiamarmi» ha tuonato. E più tardi, alla domanda di Del Piero, ha replicato con ironia. «Io uomo immagine del Milan? Sì, sono in ballottaggio con Zanetti!». La nuova avventura di Marco Fassone è cominciata così con un clamoroso incidente diplomatico. Inevitabile per chi è costretto a maneggiare, senza la cura necessaria, una materia infiammabile come quella del calcio, specie a Milano dove la rivalità tra le due sponde, è considerata un titolo di merito più che un tabù da esorcizzare.

Non solo. Ma il vero errore commesso dal prossimo successore di Galliani è stato quello di mettere in piazza i suoi progetti (prima la scelta del ds poi quella della bandiera), quindi di autorizzare la pubblicazione di una lista di papabili, senza poterli contattare visto che ha dovuto, correttamente, attendere almeno l'arrivo del secondo bonifico da 85 milioni per uscire allo scoperto e cominciare a preparare il futuro management milanista. Avrebbe dovuto prima eseguire i suoi sondaggi e poi far conoscere lo schema della sua organizzazione.

Anche Adriano Galliani è stato coinvolto nella querelle prima che iniziasse la sfida di San Siro. Solo che se l'è cavata alla grande. «Anch'io non sono interista» ha chiosato per poi aggiungere: «Finora la collaborazione con Fassone è stata perfetta». Sul piano operativo infatti i due ad, quello in uscita e quello in entrata, si sono mostrati in perfetta sintonia nel respingere le offerte inglesi per Bacca e Romagnoli e quella napoletana per De Sciglio. Poi, incrociando dinanzi all'ascensore di San Siro, alcuni giornalisti, ha ripreso il giochino e ha chiesto a due componenti dello staff che volevano prendere posto con lui: «Siete interisti?».

Paolo Maldini è stato il primo a chiamarsi fuori appena ha capito che il ruolo ritagliato non era quello ambito, cioè responsabile dell'area tecnica, quindi di colui che deve scegliersi il ds e concordare con il tecnico le mosse sul mercato. Albertini è rimasto in attesa di qualche segnale per giorni prima di sfogarsi con questo tweet che ha avuto l'effetto di una bomba carta sotto la pancia della partita Milan-Udinese. Anche Costacurta si è escluso con quella doppia scudisciata, così Albertini che ha rotto prima ancora di conoscere l'offerta di Fassone.

A questo punto, a meno di clamorosi rattoppi (in serata Albertini ha provato a spegnere l'incendio con la frase: «Era solo una battuta»), è rimasto a disposizione Massimo Ambrosini, attualmente nella squadra di Sky sport, visto che tanti altri, da Inzaghi a Nesta, e a Gattuso, hanno scelto la strada della panchina. Ambrosini non è una figura molto carismatica, men che meno rappresentativa da schierare per esempio nelle commissioni tecniche Uefa e Fifa. Anzi fu protagonista, suo malgrado, in occasione del passaggio alla Fiorentina di un incidente fotografico. Si lasciò ritrarre al fianco di un tifoso che aveva una maglietta con la scritta rigore per il Milan, riferita alla stagione del 3° posto conquistato da Allegri grazie a un rigore di Balotelli e al gol di Mexes.

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