Ciclismo

La vergogna della NextGen: profanato lo Stelvio

Lo Stelvio. La montagna di Coppi, il luogo incantato dell'uomo solo al comando con la sua maglia biancoceleste lanciato verso la leggenda

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Lo Stelvio. La montagna di Coppi, il luogo incantato dell'uomo solo al comando con la sua maglia biancoceleste lanciato verso la leggenda.

Lo Stelvio. Icona e monumento di un ciclismo eterno, scalato per la prima volta al Giro nel 1953, da quell'Airone che seppe aprire le ali al mondo, planando leggero verso Bormio, dove spodestò Hugo Koblet.

Lo Stelvio, basta la parola. Non c'è bisogno di tanti discorsi. Non c'è bisogno di aggiungere nulla a una delle salite più iconiche del ciclismo. Eppure, nell'era di internet e dei social, c'è chi resta sorpreso delle proprie nefandezze. Della propria stupidità.

È successo l'altro ieri, al Giro NetxGen, il giro d'Italia dei ragazzi, quello dedicato alle nuove generazioni di ciclisti, ai Genzy - la Generazione Z - che ieri si è fatta beccare con le mani nella marmellata, scalando il sacro valico attaccati alle ammiraglie. Sì, avete letto bene: un nutrito numero di corridori o pseudo tali ha pensato bene di farsi trainare dalle proprie ammiraglie. Troppo duro lo Stelvio? E che problema c'è: ti attacchi e vai su comodo comodo. Il risultato? Che gli appassionati presenti sul famoso valico automobilistico hanno ripreso con i loro cellulari tutto e in un amen tutto è finito in rete diventato nel breve volgere di tempo virale. Trentun corridori a casa: 31. E la cosa bella, per non dire sconcertante, è che si sono mostrati anche sorpresi di essere stati visti, come se vivessero in un altro mondo, quello di Metaverso. Una figura di sesquipedale stupidità, aggravata dai commenti di questi pseudo direttori sportivi chiamati a formare le nuove generazioni di corridori. Educatori che andrebbero educati o avviati alla pastorizia che si sono difesi con imbarazzanti «lo si è sempre fatto...», «l'hanno fatto anche altri...», «sai che problema, non siamo mica professionisti». Per la cronaca, di trentun ragazzi mandati a casa, ben ventiquattro sono italiani: son soddisfazioni. Intanto e nel frattempo, le corse non le vinciamo più o fatichiamo a vincerle. Il dopo Nibali è una sofferenza autentica.

Forse lo Stelvio, con la sua maestosità violata, una spiegazione seppur amara ce l'ha fornita.

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