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Zidane dà una testata a Rafa e si prende il Real Madrid

Parte il mercato ma il botto è in Spagna. Esonerato Benitez Il francese: «Darò il cuore...». Ma il 57% dei tifosi lo boccia

Zidane dà una testata a Rafa e si prende il Real Madrid

Perez alle 20,08 ha detto che Benitez non è più l'allenatore del Madrid e poi ha ringraziato tutti. Zidane ha giurato che ci metterà il cuore e poi anche lui ha ringraziato tutti.

Una conferenza durata circa sei minuti, un record. In fondo Rafa è fortunato, si parla più di Zidane che del suo esonero. Compensiamo perché lo merita e questo è il suo periodo. Il 18 dicembre 2010 conquista la Coppa del Mondo con l'Inter , cinque giorni dopo, con risoluzione consensuale, ne lascia la panchina. La formula più garbata per comunicare un esonero. Adesso da Madrid va via dopo cinque mesi, pochi per uno che ha bisogno di potere assoluto. Appena arrivato parlò chiaro a Florentino Perez, avrebbe colmato lui il vuoto nei blancos, tutto sulle spalle del presidente, non va bene, arriva Rafa.

Al Santiago Bernabeu lo fischiavano: «Ma fischiano anche Ronaldo», si difendeva. Non ce n'era una che filasse liscia, inviso ai tifosi, scarsa sintonia col gruppo, giocatori fuori ruolo come James Rodriguez o ignorati come Isco. Kovacic a tutti i costi e poi non gioca. I risultati hanno pesato forte, fatale il pari di Valencia che ha portato i blancos a -4 dall'Atletico e a -2 dal Barcellona con una partita in meno. Ma probabile che la figuraccia atomica di Denis Cheryshev schierato in Coppa del Re, sia stata la vergogna delle vergogne. Cheryshev doveva scontare un turno di squalifica, per l'articolo 76 della Federcalcio iberica l'infrazione prevede l'eliminazione diretta dalla competizione. Il Madrid è fuori, il resto della Spagna ride, Benitez si scusa: «Ero in buona fede», e aggrava la sua posizione, nessuno pensava che l'avesse fatto apposta, ha le idee confuse.

Del team manager Chendo non si parla, è tutta colpa di Rafa, lo difende solo Perez, d'ufficio, ma quel giorno suona il primo campanello: «Zidane mi piace moltissimo - dichiara il presidente del Madrid -. Mi entusiasmava come giocatore e lo fa pure ora come allenatore. Gli auguro il meglio e un giorno sarò felicissimo se potrò affidargli la squadra. Ma abbiamo già un magnifico Benitez, lasciamolo lavorare in pace». È il 3 dicembre, gli chiedono se in questo club si riuscirà mai a vedere un allenatore per almeno tre anni e lui: «Al Madrid ci si corrode».

E allora Zinedine inizia a crederci e lo fa a modo suo, come quando faceva il centrocampista e usava la testa: «Sono felice al Castilla, sto crescendo giorno dopo giorno e il Madrid ha già un bravo allenatore. Ma me ne andrò da qui solo quando avrò raggiunto il mio scopo». Il ferro è caldo e lui picchia: «Non sono pronto per allenare il Real Madrid - è il 20 dicembre -. Sono consapevole di quanto sta accadendo ma sono tranquillo perché penso solo al Castilla». Ma è già tutto deciso, Ronaldo è andato da Florentino e gli ha detto: «O io, o lui», e lui è Rafa.

E adesso ecco Zizou, fino a ieri allenatore del Madrid B in Segunda, una rosa di adolescenti dove il più vecchio è il centravanti ventiduenne Diaz, e dove in mezzo c'è anche Enzo Zidane, il suo bambino, battezzato così in omaggio a Francescoli idolo di papà. Ma il Madrid è una polveriera, in una petizione lanciata sulla piattaforma Change.org, i tifosi non vogliono più Perez: «Incompetente, spende male, ha distrutto la cantera». Su Marca il 57 per cento non vuole Zidane. La raccolta delle firme prosegue mentre Zizou si sposta dall'Alfredo Di Stefano al Santiago Bernabeu per sistemare tutto.

Benvenuto al club.

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