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Zverev meglio di Becker: primo tedesco re di Roma

Il 20enne fenomeno batte in finale un ritrovato Djokovic che annuncia: "Agassi nuovo coach"

Zverev meglio di Becker: primo tedesco re di Roma

Roma Abbiamo un campione, e della cosa si sospettava. Adesso abbiamo anche una certezza e Roma si ricorderà di aver battezzato l'ingresso di Alexander Zverev nell'autostrada verso l'eternità del tennis. Battuto Novak Djokovic 6-4, 6-3, il ragazzo tedesco allenato dal papà russo a soli 20 anni vince il suo primo grande titolo e non è un caso che proprio Nole - che oggi compie 30 anni - fece la stessa cosa a Miami 10 anni fa. Il paragone insomma non è sacrilego, anzi, perché se gli stili sono diversi, l'età parla chiaro e la fame è proprio quella.

Questo dunque si legge negli occhi e nel gioco di Zverev, tra l'altro il primo tedesco a vincere Roma e quindi anche meglio di Becker («Di lui non so molto, tranne che è una leggenda»). Sasha che è stato capace di reggere il confronto con la sua prima grande occasione senza mostrare il minimo cedimento, dimostrando che il suo è un talento al limite dell'incoscienza, la sua un'attitudine al limite dell'arroganza: quella che serve appunto per diventare un numero uno. D'altronde: gioca veloce e parla chiaro, come quando in conferenza ti fa rilevare di aver risposto a una domanda già il giorno prima. Antipatico? No, sicuro di sè. Esageratamente, come si conviene in questi casi: «La terra non è la mia superficie preferita, ma sono stato molto solido nel servizio e nei miei colpi preferiti tutta la settimana». Ovvero dritto e rovescio a due mani, mentre sul gioco a rete servono ancora ripetizioni. «È bello che ci siano giovani come me capaci di vincere, per fortuna nostra i Top 4 non giocheranno per sempre. Emozioni? Quando giochi non hai tempo di pensarci. Vincere Parigi? All'inizio di questa settimana non mi avreste chiesto se pensavo di vincere questo torneo, per cui domani torno ad allenarmi...».

Già, Parigi: domenica si parte con un favorito e un coach in più, visto che Djokovic ha annunciato che si affiderà ad Agassi. Separatosi da tutto il suo team storico, con la moglie Jelena in attesa del secondo figlio e il santone Pepe Imaz- quello del amor y paz - come amico, Novak ha deciso di svoltare per tornare dov'era: «A Roma ho ritrovato la gioia di giocare, in semifinale ho disputato la miglior partita della mia vita sul rosso. Andrè è stato un grande campione, ha passato tutto quello che ho passato io, è un uomo di grandi valori ed è stato anche un rivoluzionario del tennis. Sono sicuro che andremo d'accordo». Anche perché è vero che l'amore è bello, ma con la pace a tennis difficilmente si vince.

Ps. Elena Svitolina ha battuto Simona Halep 4-6, 7-6, 6-1 nella finale di femminile, quella di un torneo che lo stesso presidente della Fit Angelo Binaghi - meritatamente cosoddisfatto per i numeri record di spettatori (223 mila, più 9% dall'anno scorso), ha definito «un po' in tono minore. La Halep ha pagato una distorsione alla caviglia alla fine del primo set e si è arresa all'evidenza.

Complimenti a Elena dunque, le emozioni però sono un'altra cosa.

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