Politica

Spunta l’ombra del «siriano» Coordinò l’attacco di Madrid

Il ricercato è Mustafa Nasar: avrebbe organizzato una cellula di Al Qaida. Sulla sua testa una taglia di 5 milioni di dollari

Andrea Nativi

Caccia al siriano. Le autorità britanniche sono sulle tracce di un cittadino siriano, Mustafa Setmariam Nasar, noto anche come Abu Musab al-Asuri, che è considerato dall’intelligence spagnola come uno degli ideatori degli attacchi ferroviari di Madrid. C’è il sospetto che Nasar, che ha vissuto a Londra, abbia creato in Gran Bretagna una cellula “dormiente”, la quale avrebbe dovuto attivarsi in concomitanza con le elezioni parlamentari britanniche di maggio. Secondo l’intelligence spagnola la minaccia rappresentata da Nasar è molto concreta ed è confermata da documenti in codice da lui redatti, rinvenuti in un appartamento in Spagna dopo gli attentati del marzo 2004.
Secondo alcune fonti Nasar potrebbe anche aver fatto da tramite con il luogotenente di Bin Laden in Irak, Al Zarqawi, il quale avrebbe anche fornito l’esplosivo e le indicazioni tecniche per la realizzazione degli ordigni utilizzati negli attentati di Londra.
Peccato solo che Nasar, quarantasettenne nativo di Aleppo, nome di spicco nella lista dei ricercati su cui Washington vuol mettere le mani, con una taglia di 5 milioni di dollari sulla sua testa, si sia volatilizzato. Secondo alcuni si è rifugiato proprio in Irak, mentre altre segnalazioni lo danno al sicuro nella famosa zona tribale tra Pakistan e Afghanistan.
Fatto sta che il nome di Nasar è ricorrente nelle carte della intelligence spagnola, che ne ha evidenziato la pericolosità e le velleità di organizzare attentati sia in Spagna sia in gran Bretagna. Queste segnalazioni sarebbero state trasmesse a Londra almeno quattro mesi fa. E sicuramente i punti di contatto tra gli attentati di Madrid e quelli di Londra danno un certo credito a questa pista.
Nasar conosce perfettamente la Gran Bretagna, nel 1995 si è trasferito a Londra, quando già era sorvegliato dai servizi spagnoli e vi è rimasto fino al 1998, quando è partito per l’Afghanistan. È stato anche indagato perché sospettato di aver avuto un ruolo negli attentati alla metropolitana di Parigi. Durante il suo soggiorno ha condotto attività di fiancheggiamento, collaborando alla pubblicazione di al Ansar, rivista di un gruppo armato algerino, e si è circondato di alcuni personaggi pericolosi. Come il compatriota Abu Dahadah, arrivato insieme a lui a Londra e poi implicato negli attentati del settembre 2001 negli Stati Uniti e arrestato in Spagna, o Abu Qatada, un religioso considerato l’ambasciatore di Al Qaida in Europa e rilasciato dalle carceri britanniche lo scorso anno. Per non parlare di Mohamad Bahaiah, che viene descritto come il «corriere» di Al Qaida in Afghanistan, l’uomo che portava i famosi messaggi su nastri registrati di Bin Laden ai media. Con Bahaiah Nasar era ufficialmente in affari, avendo costituito nel 1997 una società, l’Islamic Conflict Studies Bureau.
Un curriculum interessante. Tuttavia è da anni ormai che Nasar è riuscito a far perdere le sue tracce, ma secondo alcune segnalazioni sarebbe comunque apparso brevemente a Londra proprio durante gli attentati ferroviari madrileni.
In realtà i servizi di sicurezza e gli investigatori britannici stanno battendo simultaneamente una miriade di potenziali piste, ricostruendo la rete dei contatti, delle relazioni e dei rapporti d’affari e di collaborazione di numerosi personaggi. Alcune figure centrali sono incarcerate, non solo in Gran Bretagna, e ora si sta cercando di ottenere risposte per poter escludere alcuni filoni di indagine, per aprirne di nuovi o potenziarne altri già in corso.
Per quanto la stampa britannica giorno dopo giorno enfatizzi il ruolo e l’importanza di diversi potenziali criminali (due giorni fa è stato il caso del marocchino Mohamed el-Garbouzi, ieri quelli di Nasar), in realtà è improbabile che nel giro di 48 ore l’MI5 sia già riuscito a identificare il nemico che deve essere braccato.

Si è invece in una fase preliminare in cui ogni segnalazione, come è il caso di quella che metteva in guardia da Nasar, deve essere riconsiderata e approfondita. Sperando di trovare il bandolo di una matassa che a pochi giorni dagli attentati non può che essere ancora ingarbugliata.

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