PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviLe zavorre dell'economia italiana sono di vecchia data

Il caso Fiat-Chrysler insegna: si va dove si tassa di meno. E se allora l'Italia divenisse un paradiso fiscale anche per gli onesti? Finora ci ha sguazzato chi confida nella lentezza della giustizia e nella farraginosità delle leggi che offrono, a chi può permettersi un legale senza scrupoli, la scappatoia per uscire indenne da qualsiasi situazione, ammesso che venga individuato. Alleggerire drasticamente i codici, ridurre a livelli onesti e accettabili le tassazioni, liberalizzare il mercato del lavoro, togliere i vincoli che ostacolano le locazioni commerciali e civili farebbe dell'Italia la mèta preferita per gli investitori e le delocalizzazioni dall'estero. E il Pil schizzerebbe alle stelle, con benefici per tutti, inclusa la Casta, mai sazia.
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Caro Sgarallino, il suo sintetico giudizio riassume ciò che su queste colonne viene da tempo affermato da bravi economisti. Sotto il titolo «Fare impresa qui è impossibile» Nicola Porro ha scritto giovedì scorso che in Italia ci sono «troppe leggi, troppi vincoli, troppe tasse» e che «le imprese domestiche, nate e vissute in Italia, non hanno alcuna convenienza a fare i loro profitti a casa nostra». Diagnosi amara ma ineccepibile, alla quale mi limito ad aggiungere qualche osservazione da uomo della strada. I difetti del nostro apparato normativo e della nostra inefficiente amministrazione pubblica ce li stiamo trascinando dietro dall'immediato dopoguerra, nessuna delle zavorre che i commentatori elencano è roba fresca, l'immane ingombro d'una montagna di leggi inutili - quando va bene - o dannose - quando va meno bene - è stato denunciato infinite volte. Di evasione fiscale, di corruzione, di lentocrazia burocratica, di dilapidazioni insensate si è discusso infinite volte (ne abbiamo discusso anche io e Porro in un libro, Sprecopoli). I motivi per i quali «fare impresa qui è impossibile» hanno vecchie e inestirpabili radici. Ma - questo è il mio dubbio - esistevano anche quando l'Italia viveva un periodo di straordinaria crescita economica e sociale, ed entrava nel ristretto club delle grandi potenze industriali. Come è stato possibile il miracolo realizzato nonostante le piaghe nazionali che non ci stanchiamo di citare? Evidentemente abbiamo avuto a disposizione, nel tempo delle vacche grasse, risorse di creatività, di ottimismo, di fiducia che adesso latitano. Smantellare in breve tempo la corazza cartacea che soffoca il Paese è impossibile.

Possibile è forse recuperare un po' dei sentimenti e delle speranze che in anni remoti ci spronarono.

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