Controcultura

Stern, la tv non è mai stata così potente

Stern, la tv non è mai stata così potente

«State attenti. Uno di questi giorni anche voi sarete in video». Nel 1960, quando Golk di Richard Stern (1928-2013) apparve per la prima volta nelle librerie americane, sembrava una minaccia orwelliana. Eppure Stern, lo scrittore che scoprì e fu maestro di Philip Roth, scrisse una delle più profetiche e potenti metafore sulla televisione che allora, anche negli Stati Uniti, era tutto sommato agli albori. Attraverso l'invenzione di quello che oggi chiameremmo un programma «candid camera» - in cui le vittime diventano protagonisti involontari delle gag televisive - Stern riesce a sintetizzare il senso dell'apparire in tv anche in una singola frase: «Come essere sparati da un cannone senza neanche sapere che eravamo nella canna». Racconta come l'autore di quel programma, il Golk del titolo, un uomo venuto dal nulla, riesca a ottenere un potere quasi infinito, assicurandosi milioni di spettatori ed entrando nel lessico di ogni famiglia.

Tradotto per la prima volta in Italia nel 1961 per Bompiani da Vincenzo Mantovani, Golk è ora proposto da Calabuig (in una traduzione rivista da Mantovani stesso). Stern pone interrogativi che ancora oggi ci stupiscono. La forza della televisione è indubbia, ma ancora più enigmatico resta come mai gli spettatori non si accorgano di essere tali e sgomitino sempre più per diventarne protagonisti. «Noi vogliamo che la gente ci assorbisca, ci ricordi, ci imiti»: ecco i comandamenti di Golk e del suo network. Il segreto? I conduttori tv «devono uscire dalle gabbie ed entrare nella giungla dove viviamo» per trasformare quel «trasparente alveare di fuchi pendolari che si muovono nelle città» in inermi vittime. In un crescendo di popolarità e di potere, Golk troverà, con il lettore, il suo finale in cui la finzione non si sgretola contro il reale ma si scontra contro le proprie stesse armi.

Capire dinamiche di cui noi stessi spesso siamo prigionieri non sempre è facile. Il romanzo di Stern - che al suo esordio fece esultare alcuni dei più importanti scrittori americani come Saul Bellow, Bernard Malamud, Norman Mailer - non è una critica antesignana alla televisione, ma a quel sistema che ha portato la televisione a essere la realtà e noi dei simulacri, delle ombre da caverna di Platone. Oggi, come unica innocua arma per difenderci, abbiamo un telecomando che non spara.

Al massimo cambia canale.

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